ELEZIONI PROVINCIALI, SECONDA ED ULTIMA PER LA RIFORMA DELRIO

Saranno 1855 gli amministratori locali, tra sindaci e consiglieri, chiamati alle urne nella giornata di domenica 8 gennaio, nel seggio unico allestito a Palazzo Sant’Agostino a Salerno, per l’elezione del consiglio provinciale, la seconda ma anche l’ultima visto il no che ha sancito l’abrogazione della riforma dopo la legge Delrio che ne ha profondamente modificato l’assetto e le funzioni sia a livello amministrativo ( le province sono state trasformate in “enti di area vasta” con competenze limitate rispetto al passato) sia attraverso un restyling pressoché totale dei suoi organi il consiglio ed l’esecutivo. Quest’ultimo è rappresentato solo dal presidente visto che le Giunte sono state abolite. Non si vota per il presidente perché il suo mandato dura in carica il doppio rispetto al consiglio. Due anni più due. Ma la composizione del consiglio provinciale che affiancherà Giuseppe Canfora potrebbe variare. Il metodo di elezione che è diventato indiretto e basato sulla densità popolare dei centri dai quali provengono gli amministratori. Per esempio il voto di un consigliere comunale di Salerno vale 404 voti, non vanno alle urne i comuni commissariati, come per esempio Mercato San Severino e Scafati : sono 16 i consiglieri da eleggere, tra le sette liste presentate, ed in questi giorni di vigilia elettorale non sono mancati fibrillazioni politiche. Pur avendo insomma poco peso ed appeal, la consultazione è diventata un termometro per registrare la temperatura di partiti e rappresentati. 

Autore dell'articolo: Marcello Festa