La telenovela Pisano si arricchisce di un nuovo capitolo, certamente non l’ultimo. Da Napoli, dalla sede della regione campania, nella giornata di ieri, è arrivato un nuovo stop all’attività delle fonderie. La decisione inviata oltre che all’azienda, anche all’Asl, all’Arpac, al sindaco, alla Procura, al prefetto e al comando dei carabinieri, è stata presa dalla Direzione generale, ciclo integrato delle acque e dei reflui delle Regione, impone la “sospensione dell’attività produttiva per 45 giorni e comunque fino al ripristino della conformità all’autorizzazione previa comunicazione da parte del gestore che dia conto del superamento delle criticità”, così si legge nel provvedimento. Immediata è arrivata la replica dell’azienda che in una nota diramata alla stampa sottolinea come “in questo frangente la proprietà è pronta al pieno confronto operativo e ad intervenire non appena saranno forniti i doverosi chiarimenti da parte dei competenti organi sulle misure da adottare, ribadendo che la società opera nella piena legittimità, come comprovato dai numerosi atti amministrativi e giudiziari. Resta la sensazione – ad avviso della proprietà delle fonderie Pisano – di trovarsi di fronte ad un provvedimento anomalo che ripropone uno schema similare alla metafora del cane che si morde la coda: da un lato l’azienda che si dichiara pronta ad intervenire per migliorare oltremodo i suoi impatti ambientali, nelle more dell’individuazione di un nuovo sito, dall’altro la Regione Campania che, però, come accertato anche in sede di giustizia amministrativa, non offre la possibilità all’azienda nemmeno d’illustrare il piano di interventi che, pure, essa stessa ritiene necessari. Nel frattempo la medesima autorità amministrativa – conclude la nota – ha deciso di fermare il processo produttivo, anche se nel provvedimento notificato non si coglie traccia di rilievi dal punto di vista sanitario, e, comunque, l’azienda non può eseguire alcun intervento migliorativo per assenza del necessario assenso da parte degli organi competenti”. All’amarezza della proprietà ha fatto da contraltare la soddisfazione del Comitato salute e Vita che da anni si batte per la chiusura definitiva dell’impianto di Fratte. Soddisfazione per la decisione arriva, invece, dal Comitato Salute e Vita. “Finalmente – scrive il presidente Lorenzo Forte – dopo oltre 18 mesi si mette fine, per adesso, al nocumento per la salute e all’ambiente provocato dalle emissioni diffuse ossia dalle emissioni non convogliate e non adeguatamente filtrate. Il provvedimento inoltre arriva proprio in corrispondenza della scadenza dei termini della diffida, inoltrata ad inizio settembre dal Comitato Salute e Vita al sindaco di Salerno e alla Regione Campania, affinché gli enti preposti si assumessero le proprie responsabilità in base alle ultime risultanze dei controlli effettuati dall’Arpac. A questo punto, in seguito alle risultanze indicate nel provvedimento, ci si aspetta che Asl e Comune, diano parere sfavorevole alla prosecuzione delle attività, in occasione della conferenza dei servizi convocata per il 10 ottobre 2018 nell’ambito del procedimento di riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale”.
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