SALERNITANA: CODA E DONNARUMMA LE NOTE LIETE DEL 2016

Quattro allenatori, solo dieci vittorie in regular season (dodici se si aggiungono quelle nei playout) ed un totale di quarantanove punti – sommando quelli del girone di ritorno del torneo 2015- 2016 e quelli del girone di andata del campionato in corso – ed i gol di Coda e Donnarumma, trentaquattro in due. Il 2016 granata potrebbe sintetizzarsi con questi numeri, magari freddi ed asettici ma insindacabili. Dando un’occhiata a queste cifre, ognuno potrebbe poi tirare le proprie conclusioni a proposito di un anno che è andato in soffitta con una vittoria dopo essere cominciato nel modo peggiore, ossia con la sconfitta nel derby di Avellino. Dal Partenio all’Arechi, da Torrente a Bollini, dal gol di Trotta a quelli dei gemelli del gol: l’anno della Salernitana è un susseguirsi di istantanee un po’ stinte, che quasi mai hanno catturato sorrisi. L’augurio è che il 2017 sia diverso, riservi meno sofferenze e qualche soddisfazione in più ad una tifoseria che anche ieri ha detto quasi diecimila sugli spalti. Freddo, vento, temperature rigide ed il fresco ricordo del ko nel derby non hanno tenuto lontano dall’Arechi lo zoccolo duro del tifo, che avrebbe voluto avere in Lotito e Mezzaroma gli ideali interlocutori a cui raccontare le ansie e le paure, il senso di disorientamento che si è impossessato di un ambiente che non sa quanto e come possa crescere. L’anno che se ne va è stato intenso, teso, pieno di amarezze. La salvezza nei playout è stata un sospiro di sollievo, la vittoria di ieri col Perugia ha dato ossigeno alla classifica dopo la prima metà di un girone di andata cominciato con Sannino e finito con Bollini al timone, ma caratterizzato sempre e comunque dalla certezza rappresentata da quei due là davanti che, nonostante i continui tentativi di separarli, si dimostrano più forti dei moduli e degli schemi, soppiantati da una verità semplice e nata insieme al calcio: chi fa gol, ha sempre ragione. E magari dovrebbe pure giocare un po’ di più.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto