SALERNITANA: LA VIA DEL CORAGGIO PER TROVARE UNA IDENTITA’

Cinque punti in quattro partite, la metà esatta del bottino del Verona, capolista, atteso sabato all’Arechi. Prima, però, c’è la sfida con l’Ascoli, in programma domani sera, alle 21, nello stadio di casa in cui la Salernitana dovrà ritrovare la vittoria e ritrovarsi sotto tanti punti di vista. I granata di Colantuono, però, dovranno prima di ogni altra cosa trovare una precisa identità, tattica e non solo. Si può utilizzare un modulo oppure un altro, si può cambiare in corsa o a seconda delle partite e degli avversari, ma sopra ogni cosa bisogna avere una propria identità, ossia una mentalità che dia certezze ed accresca autostima e fiducia nel gruppo che non ha ancora ricevuto dal tecnico quegli input giusti, ossia in grado di esaltarne i pregi e di mascherarne i difetti. E’ cosa risaputa dalle Alpi alle Piramidi che alla Salernitana manchi un esterno sinistro in grado di dare di più sia in fase di spinta sia in fase di copertura rispetto a Vitale, che Colantuono aveva accantonato ben prima dell’inizio del ritiro estivo. La società ha inteso, invece, intasare la corsia destra lasciando sguarnita quella mancina sulla quale Colantuono ha provato Pucino e Casasola, prima e dopo l’intermezzo di Vitale a Lecce che non è stato dei più fortunati. Ora il punto è un altro: appurata l’esistenza di una lacuna, si deve per forza proseguire, nonostante tutto, sulla strada tracciata in estate o si può deviare, correggendo l’impostazione tattica e provando a dare spazio e modo di incidere a quei calciatori più bravi tecnicamente? Il modulo è importante, ma sono i cosiddetti concetti a fare la differenza: se si è aggressivi, se si sceglie di pressare l’avversario già nella sua metà campo, se, quando si ha la palla, si prova ad attaccare con più uomini e con movimenti ben sincronizzati, allora si può giocare col 3-5-2 o col 4-3-3 indifferentemente. La Salernitana è sicuramente una squadra fisica, anche pesante, se si vuole, e paga il ritardo di condizione di qualche pedina, due su tutte: Di Gennaro sconta la mancanza di partite ufficiali, visto che alla Lazio non aveva quasi mai giocato, Jallow l’aver interamente saltato il ritiro estivo. Nel calcio non si inventa nulla, meno che mai la condizione fisica. C’è da lavorare sotto questo aspetto e lo si sapeva, ma, nel frattempo, si può e si deve dare una impronta alla squadra che, dall’esterno, pare giocare con le briglie troppe tese, troppo preoccupata di non scoprirsi per non subire e poco incline ad offendere. Un atteggiamento che mai come quest’anno, in un campionato, per ora, a 19 squadre, non pagherà perchè il minor numero di partite e di punti a disposizione renderà cortissima la classifica ed imporrà a tutti di cercare sempre la vittoria. Dopo la sbandata di Benevento, la Salernitana è andata in ritiro e l’auspicio è che questa scelta non sia stata solo punitiva, quasi populista, ma abbia avuto una finalità ben precisa: cementare il gruppo e far trovare una sintonia totale tra tutte le sue componenti. Colantuono ha avuto difficoltà pratiche da fronteggiare nella costruzione della squadra, ma in campo non si è vista ancora la sua mano per quanto concerne approccio, atteggiamento, mentalità. Non si può sempre vincere, ma non si può nemmeno sempre attendere l’avversario: da un tecnico esperto e di qualità come Colantuono, che ha vinto due volte il campionato cadetto, è lecito attendersi uno scatto in avanti. Sciogliere un po’ le briglie, provare ad attaccare alzando il baricentro ed intimorendo gli avversari: chissà che non sia questa la via per costruire una precisa identità a prescindere dal modulo.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto