Fede e tradizione, devozione e spettacolarizzazione, culto religioso e laicità. San Matteo si è ripreso la scena mettendo a tacere polemiche, fibrillazioni e disobbedienze. Il Patrono e la città, nuovamente in sintonia, una simbiosi che era stata clamorosamente smentita e che è stata faticosamente ritrovata. Non è un caso allora che, complice il bel tempo, Salerno abbia risposto presente alla chiamata del suo santo protettore, con le strade affollate di gente, il traffico in tilt e tutto ciò che da sempre accompagna la giornata del 21 settembre. A chiudere poi il programma, i fuochi d’artificio ritornati ad esplodere dopo tre anni di silenzio e polemiche. Per molti è stata una liberazione; le ripicche a distanza tra curia e amministrazione comunale non erano più comprese, capite, creavano disagio e disaffezione. C’è stata la processione religiosa con don Michele Pecoraro a scandire tempi e ritmi delle paranze, mentre la “politica” ha fatto la sua parte ma senza rubare il proscenio; un giusto equilibrio che ha restituito alla festa dei salernitani la necessaria dimensione perchè tutti, mai come in quest’occasione, hanno saputo fare un passo indietro. Non c’erano al seguito del Santo Patrono, e per motivi diversi, il vescovo Moretti e il governatore De Luca, protagonisti della querelle poi ereditata da tutti gli altri, e questa circostanza, se possibile, ha contribuito a distendere ancor di più gli animi. In verità mancava anche Enzo Napoli ma il sindaco ha più volte ripetuto e ribadito la sua assoluta laicità rispetto all’evento. Insomma un’assenza non polemica. E forse proprio per tutte queste ragioni quando intorno a mezzanotte e mezza è partito lo spettacolo pirotecnico, tutto è sembrato più bello e suggestivo. Finalmente, dopo tre anni, il giorno dedicato a San Matteo era scivolato via in un clima di gioia e serenità. Forza della normalità.
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