SQUADRA TRA LE NUVOLE DI SAN GREGORIO MAGNO

Non bastavano i numeri impietosi del campionato. Non basta un reparto offensivo con le polveri bagnate. Adesso ci si mette anche l’infermeria e il giudice sportivo. Con Jallow squalificato e Calaiò a mezzo servizio, Gregucci si vede costretto a inventarsi un nuovo attacco contro il Venezia alla ripresa a fine marzo. Ma se l’assenza di Jallow è scontata, si proveranno a valutare in questi 10 giorni le condizioni di Calaiò. La risonanza magnetica ha escluso “lesioni muscolari”. L’arciere però, che è rimasto a Salerno mentre la squadra è in ritiro punitivo a San Gregorio Magno, continua ad avvertire dolore in allungamento. Ci vorrà del tempo, unito ad un protocollo di lavoro differenziato, per rivederlo in campo. Difficile dire se l’attaccante possa recuperare in tempo per il match con l’undici di Cosmi in un Arechi che si preannuncia deserto per la diserzione annunciata degli ultras in segno di protesta contro la proprietà. Gregucci ieri ha dovuto registrare anche la defezione di Gigliotti. Per l’ex Ascoli, trauma contusivo alla caviglia. Dovrebbe recuperare comunque per la gara contro i lagunari. All’appello ieri mancavano anche il lungodegente Schiavi che ha svolto fisioterapia in città, ed il terzo portiere Lazzari, impegnato nello stage per le Universiadi fino ad oggi ad Imola. In permesso anche il team manager Avallone di stanza a Milano per un corso di formazione organizzato dalla Lega.

Gregucci da ieri ha provato a lavorare sulla testa dei giocatori, prima ancora che sulle gambe. Il trainer granata sta cercando di trovare o di ritrovare la scintilla, un punto di contatto. Il suo score da quando è tornato al capezzale della Salernitana per la terza volta nella sua carriera è impietoso: 14 punti in 13 gare, frutto di 4 vittorie, 2 pareggi e 7 sconfitte, le ultime 3 consecutive. Gregucci ha parlato alla squadra: le ha chiesto coraggio e sacrificio. Se i risultati sono questi, cioè scadenti, significa che non basta aspettare il tramonto in campo, a San Gregorio Magno, ma bisogna «accendere i riflettori, allenandosi se è necessario anche a lume di candela». La speranza è che anche la candela non si riveli troppo corta. Staremo a… vedere

 

Autore dell'articolo: Eugenio Marotta