Nel mese di maggio 2019 la Salernitana di Gregucci perdeva in casa una partita sulla carta agevole con il Cosenza, già salvo, e precipitava in classifica, rischiando la retrocessione diretta, evitata solo per il rotto della cuffia e cioè grazie alla rimonta ed alla vittoria del Verona sul Foggia all’ultima giornata, mentre i granata, passati sotto la guida di Menichini, perdevano anche con il Pescara. Dopo più di un anno, nel campionato più strano della storia, la Salernitana ha avuto ancora una volta la possibilità di giocarsi un matchpoint tra le mura amiche, anzi due, ed ha fallito di nuovo. Contro Empoli e Spezia sono arrivate due sconfitte in fotocopia, visto che i granata sono andati in vantaggio pur senza essersi mostrati superiori agli avversari ed hanno poi subito la rimonta. Finale identico per ciò che concerne il risultato, ma, obietterà qualcuno, in questo caso, almeno, non ci sono stati patimenti e dolori dovuti alla paura di retrocedere. Trattasi, ora, di un sogno svanito, di una illusione accarezzata, cullata da tanti tifosi, che speravano nel raggiungimento di un traguardo che non poteva, comunque, essere un approdo finale, come nelle intenzioni della società. Non sarebbe bastato giocare una partita di playoff per dare più valore alla stagione, né, del resto, non essere riusciti ad arrivare al preliminare cambia più di tanto il giudizio su Ventura e sulla squadra e nemmeno sulla proprietà e sul management. Il sogno di arrivare ai playoff era dei tifosi e dispiace che non si sia avverato perchè la gente ama la sua squadra ed avrebbe voluto vederla presente nel lotto delle sei che nei prossimi giorni si giocheranno la promozione. Per una proprietà così forte e solida l’ottavo posto, però, non può essere un obiettivo, un sogno, un traguardo, né sarebbe stato un salvacondotto, un bonus per chiedere una revisione del giudizio su quanto fatto nei precedenti quattro campionati di B e su quanto non fatto in questo, perchè i playoff sarebbero stati centrati senza affanni se a gennaio il mercato fosse stato condotto con ambizione. Il sogno è sfumato, ma ora bisogna guardare avanti. La proprietà dovrà decidere se rilanciare oppure riproporre il solito menù. E torniamo alla questione madre: le Noif non sono cambiate in questi mesi, difficilmente cambieranno in futuro e la Salernitana resta in balia di un regolamento chiaro che non le vieta di conquistare la promozione, ma imporrebbe, a quel punto, ai suoi proprietari di passare la mano. Ora Lotito e Mezzaroma devono mostrare rispetto e sensibilità verso la gente di Salerno che anche ieri ha provato a dare il suo contributo affettivo ed emotivo alla squadra. Sono disposti, i patron, ad allestire una squadra che possa stravincere il campionato come ha fatto il Benevento, per poi farsi da parte come impongono le regole oppure vogliono continuare a tenere Salerno in questo limbo, propinando campionati senza sapore pur di restare al timone del club e sperare, magari, chissà come e quando, la Figc rivaluti l’istituto della multiproprietà? Per qualche giorno Salerno ha accantonato la questione Noif ed ha voluto sognare con la squadra, ma il risveglio è stato brusco, amaro, per qualcuno scontato. Al suo primo anno di B il Pordenone è in semifinale, da cinque anni il Cittadella centra i playoff. La Salernitana archivia l’ennesima stagione senza soddisfazioni, con la differenza rispetto alle precedenti che in questa qualcosa è stato seminato. Resta da capire se si avrà voglia di raccogliere.
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