Ostaggi del fantasma di Leonardo Menichini. E’ questo, desolante e preoccupante, il quadro della Salernitana, la fotografia nitida scattata all’alba dell’ennesima sconfitta, umiliante e mortificante. Umiliante perchè i granata hanno perso sul campo dell’ultima della classe che non aveva mai brindato al successo tra le mira amiche, mortificante perchè – al netto del rigore che ha deciso la contesa – il Como è stato superiore per l’intero arco della partita e questo dato, se possibile, è ancora più preoccupante della sconfitta in sé. Ostaggi del fantasma di Menichini, dei dissapori tra il tecnico di Ponsacco e il direttore Angelo Fabiani; in assenza di ciò Torrente avrebbe già da tempo salutato la compagnia, umiliato e ridotto a brandelli da una impresentabile programmazione tecnica. Torrente come Castori, altro buon allenatore, ridotto ai minimi termini dalla presenza di Fabiani, dall’incapacità del diesse di costruire una squadra adatta al tecnico. A differenza, però, di quanto avvenne con Castori ingaggiato, esonerato, poi richiamato e infine giubilato, questa volta Fabiani ha le mani legate: non ha potuto gestire la pratica a suo piacimento perchè, dall’alto, Lotito e Mezzaroma lo hanno sempre frenato non volendo mettere un terzo allenatore a busta paga. Per questo la difesa di Torrente non è figlia di un ragionamento o meglio ancora di una precisa assunzione di responsabilità: Fabiani non ha dato il benservito al tecnico di Cetara solo perchè “terrorizzato” dal possibile ritorno di Menichini. Per questo oggi più che mai è necessario che Lotito e Mezzaroma scendano in campo facendo chiarezza una volta e per tutte. Premesso che ormai Torrente si è completamente bruciato, immolato sull’altare di una squadra costruita come peggio non si poteva fare, e che dunque va deposto, è necessario stabilire oggi a chi toccherà gestire la seconda parte della stagione, quella che dovrà consegnare la Salernitana alla salvezza. Tocca ancora a Fabiani? E allora che si dia capacità di manovra al diesse senza mettergli davanti la figura di Menichini. Se invece– più saggiamente – si deciderà di salutare tecnico e prima di lui direttore sportivo per riavvolgere il nastro e immaginare un nuovo percorso, che lo si decida in fretta. “Tertium non datur” per usare un latinismo tanto caro a Lotito, è doveroso precisare che una terza strada non c’è. Occorre decidere ora, subito, e decidere senza ulteriori compromessi.
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