Il derby col Napoli è un ricordo già sbiadito. E’ stato consumato dall’ambiente granata come fosse un pasto senza sapore. Pochi paganti in aggiunta agli abbonati, entusiasmo molto scemato e poca voglia di ribellarsi ad un destino che, pronostico alla mano, era scritto e che s’è compiuto magari solo più celermente a causa di una svista arbitrale non sanabile dal var in occasione del vantaggio di Raspadori. Resta, però, sia l’errore in uscita dei granata nella circostanza sia quello di Pirola che perde di vista l’ex Sassuolo e va a raddoppiare sul portatore di palla. Inzaghi ha provato a giocarsi la carta del coraggio estremo, ma il suo 4-2-3-1 non ha quasi mai impensierito un Napoli appena appena sufficiente. Gli azzurri hanno fatto il compitino ed è stato loro sufficiente al cospetto di una Salernitana che non ha mai ricevuto la spinta giusta dai suoi uomini chiave. Coulibaly, Candreva e Dia non si sono mai accesi e la squadra ne ha risentito. Zero tiri in porta su azione vorranno pur dire qualcosa. Il finale è stato caratterizzato dal raddoppio di Elmas dopo che Inzaghi aveva ulteriormente affollato di punte la prima linea con l’inserimento di Botheim per Mazzocchi. E di attaccanti centrali ora il tecnico piacentino ne avrà a disposizione uno in più perché Simy sarà inserito in lista per l’infortunato Cabral. Il capoverdiano era stato convocato per il derby, nonostante da giorni lamentasse un dolore al polpaccio. La risonanza ha confermato la lesione muscolare. Per lui stop abbastanza lungo. Tornerà a gennaio visto che ora il suo posto in lista sarà preso da Simy, candidato a far da riferimento centrale avanzato nel reperto offensivo che è rimasto a secco per due gare di fila. In classifica la Salernitana perde terreno da Cagliari ed Udinese, capaci di battere Genoa e Milan. Sardi a quota nove, friulani a quota dieci. Segna il passo il Verona, dominato dal Monza che ha oramai l’Europa nel mirino al pari del Bologna. In estate i brianzoli non hanno fatto follie sul mercato, ma hanno inserito a costo zero D’Ambrosio in difesa, Gagliardini a centrocampo e Colombo in attacco. Ha speso tanto il Bologna che negli anni scorsi aveva realizzato plusvalenze importanti con i vari Theate, Hickey e Tomiyasu e che ha sopperito anche alla partenza del bomber Arnautovic. Insomma, nel calcio si può operare in vari modi e non esiste una ricetta vincente per tutte le stagioni. Resta, però, una certezza: se non c’è unità di intenti, se non c’è una linea d’azione condivisa tra proprietà e parte tecnica, i risultati non arrivano. Anzi si va incontro al fallimento sportivo. La Salernitana ha dato questa impressione fin da giugno, incartatasi com’era sui casi Sousa e Dia. Certo, se il flirt del tecnico portoghese col Napoli aveva viziato l’amore, magari un minimo di risentimento si sarebbe dovuto covare anche per chi aveva interpretato il ruolo dell’altro amante nella vicenda. La colpa è stata solo di Sousa e solo di Dia nel caso di mercato di fine estate. Invece, sarebbe stato opportuno e doveroso assumersi delle responsabilità anche da parte della proprietà che ha chiesto alla direzione sportiva di cedere prima di integrare la rosa. L’estremo aziendalismo di De Sanctis è stato a sua volta un errore, ma, del resto, se dopo tanti momenti di confronto serrato, si è sempre deciso di andare avanti nonostante le difficoltà, facendo anche da parafulmine, e non mettendo sul tavolo le proprie dimissioni, come gesto forte anche a livello simbolico, è chiaro che si è andati incontro ad un inevitabile esito finale. Il ds abruzzese è sempre più in bilico. La società non smentisce ed anzi fa filtrare conferme circa l’intenzione di valutare la posizione di De Sanctis dopo la sosta. In realtà, ci sono stati contatti con diversi direttori sportivi. Iervolino punta al grande nome ed ha provato a convincere Tare e Massara che hanno posto precise condizioni economiche e gestionali. In lista anche Faggiano, Foggia, Lupo e Taibi che è stato a Reggio Calabria con Inzaghi. Al tecnico, però, è stato chiesto di invertire la rotta a cominciare da venerdì a Reggio Emilia. E, come recita quell’antico adagio, uomo avvisato…
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