PREVIDENZA COMPLEMENTARE: SONO QUASI 10.000 GLI ISCRITTI, MA MANCA UNA COSIDDETTA ALFABETIZZAZIONE FINANZIARIA DEL MONDO PENSIONISTICO

Come rivelato dai dati resi noti da Mario Pepe, presidente COVIP, alla fine del 2024 si sono conteggiati quasi 10 milioni di persone iscritte alla previdenza complementare, un sistema di risparmio volontario che affianca la pensione pubblica obbligatoria. I fondi accumulati nelle pensioni integrative hanno raggiunto i 243 miliardi di euro, equivalenti a circa il 10,8% del PIL nazionale e al 4% del totale delle risorse finanziarie possedute dalle famiglie in Italia.

Degli iscritti il 61,7% è rappresentato da uomini, residenti principalmente nelle regioni settentrionali (57,1%) e appartenenti a una fascia di età piuttosto alta (il 47,8% degli iscritti ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni, mentre il 32,9% ha almeno 55 anni). In generale l’età media degli iscritti si attesta ai 47 anni, sia per gli uomini che per le donne.

Per quanto riguarda la condizione professionale, gli iscritti sono principalmente lavoratori dipendenti (circa 6,9 milioni), mentre il numero di lavoratori autonomi ammonta a poco più di un milione. Il versamento medio effettuato nella previdenza complementare è pari a 2.810 euro all’anno. Questo importo è superiore per i lavoratori dipendenti, che arrivano a 2.900 euro grazie anche all’inclusione del TFR, mentre gli autonomi si fermano a 2.720 euro.

Considerando il genere, gli uomini versano mediamente 3.010 euro, a fronte dei 2.540 euro delle donne, quindi il 18% in più. Sia per gli uomini che per le donne, la cifra media versata aumenta con l’età: nei giovani tra 25 e 34 anni si attesta a 1.810 euro, mentre per chi ha più di 50 anni supera abbondantemente i 3.000 euro. Restano evidenti le differenze tra uomini e donne, che tendono ad aumentare con l’età: nella fascia 25-34 anni le donne contribuiscono il 5% in meno rispetto agli uomini, mentre oltre i 50 anni il divario sale al 27%.

A corollario di questa analisi, Pepe ha evidenziato alcuni aspetti che vanno modificati: le donne partecipano meno al mercato del lavoro e, anche quando lavorano, hanno comunque meno probabilità di potersi iscrivere alla previdenza complementare. Dopo l’iscrizione, le donne versano in media cifre inferiori rispetto agli uomini nei propri piani pensionistici. Inoltre tendono a scegliere opzioni di investimento più sicure ma meno redditizie, limitando così le possibilità di far crescere in modo soddisfacente il proprio risparmio destinato alla pensione.

Come sottolineato da Pepe, c’è però una questione che accomuna sia le donne che gli uomini: l’alfabetizzazione finanziaria. Chi ha maggiori conoscenze finanziarie e previdenziali, ha più probabilità di pianificare efficacemente la pensione. Come dimostrato da un’indagine Edufin del 2023, la conoscenza sulle tematiche previdenziali in Italia è però piuttosto bassa rispetto alle conoscenze finanziarie. Bisogna per prima cosa “educare” maggiormente le persone ad una più approfondita conoscenza sul mondo pensionistico, in modo particolare sul fondo pensione integrativo, uno strumento di risparmio a lungo termine pensato per integrare la pensione pubblica. Per iniziare a farsi una maggiore cultura sull’argomento invitiamo a leggere l’articolo sulla piattaforma per inveestire Onlinesim.it, che offre interessanti spunti sulle modalità di investimento in un fondo pensione integrativo.

Si tratta di fondi in cui, durante la vita lavorativa, si versano contributi periodici che possono essere volontari oppure obbligatori, con l’obiettivo di accumulare un capitale che verrà erogato come rendita o capitale al momento del pensionamento. In questo modo è più facile mantenere il proprio tenore di vita anche dopo essere andati in pensione, avendo accumulato capitale sufficiente durante l’età lavorativa.

Autore dell'articolo: Redazione