ALZATA DEL PANNO DI SAN MATTEO: FEDE, TRADIZIONE E UN FORTE MESSAGGIO DI PACE –

Un invito alla pace, dal cuore di Salerno al mondo intero. Così ieri sera Monsignor Andrea Bellandi nell’atrio del Duomo per l’alzata del panno di San Matteo  ha unito la comunità salernitana all’appello del Papa contro i conflitti che insanguinano il mondo, dal fronte Russia-Ucraina a Gaza, fino alle tante guerre dimenticate. Con grande partecipazione, nell’atrio del Duomo è stato issato il panno di San Matteo, simbolo che apre ufficialmente il mese di preparazione alla festa patronale de 21 settembre.  Prima, nella cripta, la celebrazione religiosa officiata dal parroco della Cattedrale, don Felice Moliterno.

«Salerno è mia ed io la difendo» – così è riecheggiato l’invito all’unità e alla responsabilità civica durante la cerimonia, che quest’anno si è tinta di un significato particolare: una preghiera universale per la pace.

L’alzata del panno che ieri sera ha visto una grande partecipazione di fedeli, rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine, della vice Sindaca Paky Memoli per il Comune di Salerno, del Consigliere Antonio Fiore  a rappresentare la Provincia di Salerno, segna l’inizio di un mese di attesa che culminerà il 21 settembre, domenica, con il solenne pontificale presieduto dal Cardinale Angelo De Donatis,  già Vicario generale di Papa Francesco per la diocesi di Roma e oggi Penitenziere maggiore.

Per l’occasione, i parroci della diocesi sono stati invitati a sospendere le celebrazioni domenicali nelle stesse ore per convergere in Cattedrale.

L’alzata del panno non è stato solo il preludio a una festa religiosa, ma un richiamo alla responsabilità comune: «Abbiamo bisogno di persone che siano artigiani di pace, capaci di diffondere accoglienza, perdono e cura reciproca», ha detto monsignor Bellandi menzionare con altrettanto dolore il fatto che, nel segreto delle nostre case, dei nostri quartieri, nelle nostre città, si annidano talora covi di violenza, che ancora troppo spesso hanno come bersaglio le persone più fragili: le donne, i poveri ed emarginati, gli immigrati. «Salerno è mia ed io la difendo», ha risuonato più volte, sintetizzando lo spirito di appartenenza che anima questo rito secolare. Un messaggio quello di ieri partito dall’altrio del duomo di Salerno con un impegno concreto concreto di una comunità che si stringe attorno al suo Patrono.

Autore dell'articolo: Barbara Albero