Funerali nella sua Foggia per Carlo Ricchetti. Il re del taglio, l’ala tattica del 4-3-3 di Rossilandia, se n’è andato ieri a 55 anni. Veloce, tecnico, intelligente, Ricchetti era il prototipo del calciatore moderno, capace di svolgere più mansioni in campo. Attaccava e difendeva, affettava le difese ma sapeva anche vestire i panni dell’uomo assist. Destro, sinistro, colpo di testa: sapeva segnare in tutti i modi, perché aveva un grande bagaglio tecnico che quasi passava in secondo piano dinanzi alla sua notevole sagacia tattica. Con Ricchetti il tridente di Rossilandia è stato esplosivo e devastante sia nella prima versione, quella con Pisano e De Silvestro, sia nella seconda, quella con Artistico e Di Vaio. Dalla promozione in C del 1994 a quella in A del 1998 Ricchetti è stato l’anello di congiunzione dei due tridenti, l’ala di raccordo tra due cicli targati Delio Rossi dei quali hanno fatto parte anche Breda, Tosto, Rachini, gli altri compagni che con Ricchetti furono protagonisti in entrambe le stagioni vincenti e che con lui hanno vissuto anche i due quinti posti in B del ’95 e del ’96. Gli anni ’90 hanno fatto registrare un cambio di passo sotto tanti aspetti per Salerno e la Salernitana ha avuto un ruolo trainante ed aggregante di grandissimo rilievo. Quel calcio innovativo ha segnato una nuova era in campo e sugli spalti. Gol e passione, un collettivo che si esaltava in campo e una tifoseria che si stringeva in un solo afflato sugli spalti, in casa e fuori. Ricchetti e Grimaudo sulla fascia destra gasavano i tifosi con le loro sgasate, mostrando un’intesa dietro cui c’era lavoro, fatica, allenamento duro. La Salernitana di Rossi vinceva perché lavorava e metteva in campo sudore ed idee. Ricchetti ha tagliato ancora una volta il campo, veloce e fulmineo, col suo modo di fare discreto e riservato. L’ala destra del tridente per ogni tifoso granata avrà per sempre il suo nome e il suo numero.

