PORTI, LAVORO E FUTURO: LA FILT CGIL CAMPANIA A SALERNO PER DIFENDERE IL SISTEMA PORTUALE

Presso la Camera del Lavoro di Salerno si è riunito oggi il Comitato di Settore Regionale dei Porti della FILT CGIL Campania, in piena continuità con la linea espressa dal Comitato Nazionale tenutosi il 23 ottobre a Roma, per approfondire e discutere la bozza di riforma della portualità che sta suscitando forti preoccupazioni tra lavoratrici, lavoratori e territori.
All’incontro, collegato con l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori delle Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale sono intervenuti Gerardo Arpino, Segretario FILT Salerno, e Angelo Lustro, Segretario Generale FILT Campania, con la moderazione di Vita Convertino, Segretaria regionale della FILT CGIL Campania e le conclusioni di Amedeo D’Alessio della Segreteria nazionale della FILT CGIL. Ha portato i saluti il Segretario della Camera del Lavoro di Salerno, Antonio Apadula.
La FILT CGIL ribadisce che la Legge 84/94 ha rappresentato una svolta positiva per la portualità italiana, costruendo un equilibrio tra autonomia gestionale, sviluppo economico e valorizzazione del lavoro. Oggi quella visione è messa in discussione da una bozza di riforma che, istituendo la società “Porti d’Italia S.p.A.”, rischia di stravolgere l’assetto del sistema portuale, cancellando il modello di governance multilivello costruito nel tempo attraverso competenze locali, partecipazione sociale e responsabilità politica.
Una riforma che presenta non solo problemi di merito, ma anche di metodo, ha dichiarato Amedeo D’Alessio, poiché il sindacato è venuto a conoscenza del testo attraverso la stampa online, senza un confronto istituzionale, e perfino di carattere costituzionale, dal momento che la materia portuale è materia concorrente tra Stato e Regioni.
Con questa impostazione le Autorità di Sistema Portuale vengono svuotate della loro funzione economica e sociale: economica, perché verrebbero private del ruolo di promozione dello sviluppo dei territori; sociale, perché perderebbero la capacità di sostenere il lavoro e le tutele dei lavoratori portuali. Togliere risorse alle AdSP significa, infatti, indebolire la loro funzione pubblica e colpire direttamente il sostegno ai lavoratori degli articoli 16, 17 e 18 della Legge 84/94, pilastri della continuità operativa e della coesione sociale nei porti italiani.
Durante i lavori è emersa con forza la convinzione che questa battaglia non riguardi solo le lavoratrici e i lavoratori delle AdSP o degli articoli 16, 17 e 18, ma tutto il mondo del lavoro che opera nel sistema portuale, un sistema complesso fatto di interconnessioni, competenze e professionalità diverse che, insieme, garantiscono la competitività e la sostenibilità del trasporto marittimo/portuale italiano.
Tutti i territori devono essere parte attiva di questa discussione, mobilitandosi per far arrivare con forza la voce delle lavoratrici e dei lavoratori che sono la vera infrastruttura dei porti italiani, quella che ogni giorno garantisce la sicurezza, la continuità e la qualità delle operazioni portuali, tenendo in vita il cuore economico e produttivo del Paese.
La bocciatura del testo da parte della Ragioneria Generale dello Stato non deve far abbassare la guardia ma, al contrario, alimentare il confronto e la mobilitazione per difendere un modello che ha garantito sviluppo, occupazione e coesione territoriale.
La FILT CGIL parte dal modello delineato dalla Legge 84/94, che va applicato pienamente e rafforzato, intervenendo su ciò che davvero serve: bloccare la frammentazione del ciclo delle operazioni portuali, garantire una gestione integrata e sicura del lavoro e dare finalmente attuazione al fondo di prepensionamento, strumento fondamentale per sostenere i lavoratori più anziani e favorire il ricambio generazionale.
Solo una riforma vera, partecipata e condivisa, costruita con il contributo delle rappresentanze dei lavoratori, può rafforzare e non indebolire il sistema portuale italiano, valorizzando chi ogni giorno, con competenza e dedizione, fa vivere i porti e muovere l’Italia.

Autore dell'articolo: Redazione