Sempre più persone rinunciano a curarsi. Non per scelta, ma perché non possono permetterselo o perché le liste d’attesa sono semplicemente interminabili. È la fotografia allarmante scattata dall’Istat, che conferma un dato ormai evidente: il diritto alla salute, in Italia, rischia di diventare un privilegio.
Lo scorso anno 5 milioni e 800mila cittadini hanno rinunciato a cure e prestazioni sanitarie: quasi il 10% della popolazione, un milione e 300mila in più rispetto al 2023. Un incremento che colpisce soprattutto le fasce più fragili: redditi bassi, pensionati, donne e anziani.
A denunciare una situazione definita “insostenibile” è la CISL Campania, che sollecita una rimodulazione del sistema sanitario regionale e il ripristino di un assessorato alla Sanità, assente da anni in Campania. Ai nostri microfoni la segretaria della CISL Salerno, Marilina Cortazzi, che sottolinea come ogni giorno “si stia ledendo un diritto costituzionale”, con attese che possono superare l’anno e con fondi che, in molti presidi, terminano già nella prima settimana del mese. Intanto venerdì scorso oltre mille pensionati della Fnp Cisl Campania hanno manifestato davanti al palazzo della Giunta regionale per protestare contro l’addizionale Irpef considerata troppo onerosa e contro le liste d’attesa che bloccano visite ed esami.
La Campania – è stato ricordato – è la regione con le pensioni più basse d’Italia e con una delle addizionali più alte: il 3,3%, quasi il doppio della Lombardia.
A preoccupare è anche il progressivo ridimensionamento dei presidi ospedalieri, soprattutto nelle aree interne del salernitano, dove molti cittadini sono costretti a spostarsi di decine di chilometri per una visita.

