PREZZO DEL PETROLIO: LE PREVISIONI PER IL 2026 TRA DOMANDA DEBOLE E RISCHIO GEOPOLITICO

La situazione di partenza nel 2025

Il 2025 si avvia alla chiusura con un prezzo del Brent stabilmente sotto i 70 dollari al barile e un WTI intorno ai 65. Il calo progressivo della quotazione petrolio rispetto ai picchi del biennio precedente è stato determinato da un insieme di fattori: la produzione record degli Stati Uniti, l’allentamento delle tensioni sul fronte dell’offerta e una crescita economica mondiale che non ha confermato le aspettative. In Europa, il rallentamento industriale ha ridotto la domanda di energia, mentre la Cina ha consolidato la propria transizione verso un modello più efficiente dal punto di vista energetico. Questo quadro ha spinto i mercati verso un equilibrio di bassa tensione, in cui il petrolio resta ben fornito ma con margini sempre più sottili di profitto per i produttori.

Domanda e offerta: i fattori chiave del 2026

Le previsioni per il 2026 indicano una crescita moderata della domanda globale di petrolio, stimata in circa 0,7 milioni di barili al giorno in più rispetto all’anno precedente. È un ritmo ridotto, segnale che il mercato ha raggiunto un punto di maturità. La transizione energetica, l’aumento dell’efficienza nei trasporti e l’espansione delle rinnovabili nei paesi avanzati riducono la velocità con cui la domanda cresce. Dall’altra parte, l’offerta resta solida: Stati Uniti, Brasile e Guyana continuano a incrementare la produzione, mentre l’OPEC+ sembra avere difficoltà a mantenere disciplina sui tagli promessi.
Questo squilibrio potenziale fra offerta abbondante e domanda limitata suggerisce che il 2026 potrebbe essere un anno di prezzi mediamente più bassi. Molti analisti prevedono per il Brent un range compreso tra i 58 e i 65 dollari al barile nella prima metà dell’anno, con possibili recuperi solo nel caso di un’improvvisa stretta dell’offerta. In sostanza, la traiettoria del mercato resta fragile: bastano pochi milioni di barili in più o in meno per alterare gli equilibri di prezzo.

Rischi geopolitici e possibili shock di mercato

Il principale fattore di imprevedibilità resta la geopolitica. Le tensioni in Medio Oriente, la situazione nel Mar Rosso e le sanzioni incrociate fra Russia e Occidente rappresentano i principali punti di rischio per il 2026. Un’eventuale interruzione delle forniture nello Stretto di Hormuz o un’escalation nel conflitto israelo-iraniano potrebbero spingere temporaneamente il Brent oltre gli 85 dollari, anche senza variazioni strutturali nella domanda.
A livello macro, la ridefinizione delle alleanze energetiche sta già influenzando i flussi commerciali: la Russia continua a esportare verso Asia e Africa a prezzi scontati, la Cina diversifica le importazioni e gli Stati Uniti consolidano il loro ruolo di esportatore netto. Questo spostamento dei centri di gravità del mercato petrolifero crea una nuova mappa di potere, in cui l’Occidente perde centralità, mentre i produttori emergenti guadagnano influenza. Tuttavia, la frammentazione geopolitica aumenta la vulnerabilità del sistema a shock improvvisi, anche di breve durata.

Scenari e prospettive per l’anno prossimo

Il 2026 potrebbe essere ricordato come un anno di transizione, in cui il petrolio si stabilizza su livelli medi ma resta esposto a variazioni repentine. Nello scenario base, con domanda stabile e produzione in crescita, i prezzi tenderanno a muoversi in un intervallo ristretto, offrendo sollievo ai paesi importatori ma minore redditività ai produttori. In uno scenario alternativo, caratterizzato da tensioni geopolitiche acute o da tagli coordinati dell’OPEC+, il prezzo potrebbe recuperare terreno verso i 75-80 dollari al barile.
Il vero punto di equilibrio si gioca sulla percezione dei mercati: se gli operatori riterranno che il rallentamento della domanda è strutturale, il petrolio entrerà in un ciclo di prezzi moderati destinato a durare più a lungo. Se invece gli investimenti in estrazione rallenteranno e le scorte globali si ridurranno troppo rapidamente, il 2026 potrebbe segnare l’inizio di un nuovo ciclo rialzista a partire dalla seconda metà dell’anno.

Autore dell'articolo: Redazione