A Carpi è arrivata la seconda sconfitta di fila per la Salernitana ed anche in Emilia, al di là degli episodi a cui ci si può o ci si vuole appigliare a seconda dei casi, sono venuti al pettine i nodi intorno a cui si è avviluppata l’intera stagione granata. Nodi di natura tecnica, tattica e caratteriale. Per la seconda gara di fila Tuia ha avuto la sfortuna di causare un calcio di rigore, ma, se contro il Frosinone, il suo intervento era stato pulito e solo un abbaglio arbitrale lo aveva tramutato in un fallo da rigore, a Carpi il difensore, autore di una serie di ottime prestazioni nel girone di ritorno, è stato quanto meno incauto. Poi, che la discrezionalità arbitrale possa incidere in un senso o nell’altro questo è un altro paio di maniche. Resta, però, il fatto che bisognerebbe prendere spunto da ogni episodio contrario per crescere ed allora andrebbe redarguito Odjer, tanto per fare un esempio, che a Carpi ha commesso troppi falli evidenti e che, già ammonito, non ha avuto la disciplina e la cautela che sarebbero servite per non mettersi nelle condizioni di rimediare un altro giallo. Vecchi difetti, errori che parevano eliminati, quel pizzico di sfortuna – il palo colpito da Coda grida vendetta – ma anche qualche scelta discutibile da parte di Bollini che nelle ultime settimane ha schierato formazioni non proprio ispirate. A Vercelli ha scelto Donnarumma per poi confinarlo sulla fascia e lasciarlo in panca col Bari, nella gara chiave della stagione contro un avversario in crisi che andava attaccato in maniera frontale. Discorso diverso per la gara col Frosinone, squadra più solida e che a Salerno doveva vincere e che, quindi, sarebbe stato più opportuno affrontare con un atteggiamento tattico che ricalcasse quello dell’andata ed invece Bollini ha schierato Donnarumma dal primo minuto, lasciando in panca Rosina e proponendo una sorta di 4-4-2 in cui Sprocati e Zito hanno fatto fatica, acuendo i limiti difensivi di Bittante e Vitale. A Carpi, infine, squalificato il terzino ex Ternana, si è passati alla difesa a tre con il rilancio di Mantovani, ma, soprattutto, con Perico e Zito incaricati di presidiare le due corsie, compito alquanto dispendioso per entrambi ed al quale, invece, per carta di identità ed attitudini tecnico- tattiche appare più idoneo Bittante, lasciato in panca dopo la brutta prova col Frosinone. Nelle ultime sette giornate la Salernitana ha vinto solo contro il Latina, peraltro in rimonta, ed ha visto sfumare il sogno playoff sia perchè in alto hanno ripreso a correre sia, e forse soprattutto, perchè il suo rendimento è di colpo calato. Non c’è da farne una colpa al gruppo ed a Bollini perché la classifica attuale rispecchia i veri valori. Questa squadra tanto di più non poteva fare perché si trascina dall’estate limiti e carenze strutturali per via delle opinabili scelte in sede di mercato compiute da Lotito e Fabiani. Priva di qualità a centrocampo, dove gli effettivi a disposizione si contano sulle dita di una mano, questa squadra ha raggiunto la salvezza in anticipo per via di una serie di prestazioni di grande spessore tattico e caratteriale in cui le parate di Gomis e le giocate di Coda, che sta pagando ora il grande dispendio di energie profuse, hanno fatto la differenza. Il resto è aria fritta, chiacchiere. Se si vuole essere obiettivi e costruttivi, bisogna riconoscere che la Salernitana ha peccato in fase di costruzione della rosa, che a gennaio è riuscita a migliorarla ma non l’ha comunque completata e che alla fine della fiera ha fatto il massimo delle sue possibilità. Ora, bisogna guardare al futuro e, dunque, capire dove si è sbagliato per migliorarsi. Nel calcio vale tutto ed il contrario di tutto, ma poi la parola passa al campo e su quel rettangolo verde non si può bluffare.
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