Non ci sono segni di violenze sessuali sui corpi di 12 delle 26 giovani ragazze recuperate – già morte – dalla nave spagnola Cantabria sbarcata a Salerno domenica scorsa. Ma ci sono vecchie tracce di frustate e bruciature. Alcune erano state infibulate in tenera età. Si presume, quindi, che non tutte siano di religione cattolica. Questi segni, queste antiche lacerazioni e mutilazioni raccontano, insomma, un dramma muto che nessuno potrà rivelare al posto loro. Due di loro, però, almeno, sono uscite dall’anonimato e, invece di essere identificate con un cartellino numerico, hanno un nome. Nella giornata di oggi, infatti, nello strazio, un marito si è recato nella sala mortuaria del cimitero per riconoscere il corpo della moglie che era con lui in quella traversala fatale, e un fratello ha fatto lo stesso con le spoglie della sorella. Le due donne avevano entrambe venti anni ed erano nigeriane.
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