Niente drammi, ma una serena analisi: la sconfitta di Venezia è stata già archiviata e, di certo, non compromette nulla in prospettiva futura, ma, al tempo stesso, può e deve essere spunto di riflessione. La Salernitana formato trasferta non è ancora incisiva e concreta come in casa. Lontano dall’Arechi, infatti, i granata hanno pareggiato a Lecce, Cremona e Crotone, perdendo a Benevento ed a Venezia. In occasione delle due sconfitte la squadra di Colantuono non è riuscita a proporre una reazione veemente, tirando poco, per non dire mai, verso la porta avversaria. E così l’unica rimonta stagionale all’attivo resta quella di Lecce dove per ben due volte ai granata riuscì di replicare al vantaggio dei locali. Tutta altra musica in casa, invece, dove la squadra di Colantuono ha pareggiato contro Palermo ed Ascoli per poi regolare Padova, Verona, Perugia e Livorno. Dal mal di trasferta al mal di gol il passo è breve, relativamente alle gare esterne. In casa, invece, la Salernitana ha sempre segnato tranne che all’esordio col Palermo e contro lo Spezia, che non gioca dal 27 ottobre (pari a reti bianche a Padova), dovrà dare seguito alla sua striscia positiva sia dal punto di vista realizzativo sia del risultato. I tre punti servono e l’affermazione non fa una piega. Tanto più che i granata dovranno poi riposare per tre settimane ed attendere il primo dicembre per scendere di nuovo in campo. Se da un lato c’è questa doppia versione della Salernitana, molto concreta in casa ed ancora poco efficace fuori, dall’altro c’è da rilevare una sorta di evoluzione tattica avviata da Colantuono che ha riproposto a Venezia Di Gennaro da mezz’ala, arricchendo di qualità la formazione titolare con l’inserimento di Palumbo e la conferma dell’olandese Anderson. E’ chiaro che la ricerca di nuove soluzioni e nuovi equilibri richiede del tempo e, di sicuro, la scelta di osare da parte del tecnico, puntando su più elementi di qualità va accolta con favore. Resta, però, il nodo della scarsa produzione offensiva: la Salernitana fatica tantissimo a trovare la rete su azione, segno che la manovra non sia ancora fluida. Il gioco, insomma, ancora non c’è, se non a sprazzi e questo finisce con il tirare in ballo gli attaccanti. Da un lato, le punte risentono della mancanza di rifornimenti, dall’altro, però, sono in parte responsabili della scarsa efficacia della manovra. Questione di movimenti, di caratteristiche, ma anche di condizione fisica. In estate, la Salernitana ha investito dal punto di vista tecnico su Djuric e Jallow che non hanno ancora fornito il rendimento che era lecito attendersi per tanti motivi. Nelle sette gare che mancano alla fine del girone di andata si spera che i due possano dare segnali di ripresa, ma, intanto, bisogna tenersi stretti Bocalon, autore di quattro gol pesantissimi, e, magari, coccolare il giovane brasiliano Andrè Anderson che a Venezia ha fatto intuire interessanti potenzialità. Altresì importante sarà dare sostegno e fiducia a Micai, protagonista in negativo al Penzo, ma tante volte determinante in positivo nel recente passato. Lavorare sui difetti, ripartendo dalle certezze: è questa la strada per tornare alla vittoria.
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