I dati, nel contesto attuale, sono considerati il nuovo oro, le risorse su cui si giocano le leadership di mercato e non solo.
In molti Paesi la gestione dei dati è più libera rispetto all’Italia, così da permettere alle aziende di indirizzare al meglio le strategie di marketing. Ma questo non riguarda solo il mercato commerciale, la gestione dei dati, di qualunque natura siano, è la nuova frontiera del controllo, quella che permette di tenere il polso di tendenze, orientamenti, innovazioni e molto altro ancora.
Riuscire a raccogliere, leggere, gestire, prevedere i dati è un’abilità molto ambita e soprattutto molto richiesta su più fronti.
Da sempre, però, c’è la convinzione comune che numeri e dati siano solo materia per matematici o informatici.
Poteva essere così fino a qualche tempo fa, ma oggi che i dati sono entrati a pieno titolo nelle decisioni strategiche delle organizzazioni, la materia è stata sdoganata in molti altri ruoli.
D’altro canto, dietro ogni analisi ben fatta si cela molto più di un semplice esercizio tecnico, ma una vera forma di lettura del presente e di previsione del futuro.
Va da sé, quindi, che per poter sfruttare al meglio questa un’enorme quantità di informazioni, servono professionisti competenti.
La figura del data analyst, in questo scenario, assume un ruolo sempre più centrale.
A confermarlo è proprio il suo valore di mercato, che posiziona un data analyst, in Italia, come un professionista che può percepire uno stipendio che parte da una base di circa 25.000-30.000 euro lordi all’anno, fino a raggiungere anche oltre i 50.000 euro. In contesti più strutturati o internazionali, si superano con facilità persino i 60.000 euro.
A fare la differenza, chiaramente, sono specializzazione, competenze trasversali e capacità di contribuire in maniera tangibile agli obiettivi aziendali. Il valore di un buon data analyst si misura nel modo in cui riesce a trasformare un foglio Excel in una bussola per le decisioni.
Interessante anche notare come questa figura stia diventando trasversale a settori molto diversi tra loro, dalla finanza al marketing, dalla sanità alla logistica, senza dimenticare la pubblica amministrazione.
Ognuno con esigenze differenti, ma tutti accomunati dal bisogno crescente di chi sappia mettere ordine e significato nel caos dell’informazione.
Un bisogno che, di riflesso, alimenta anche la domanda di percorsi formativi specifici e sempre più aggiornati, come il Master in Data Analyst della scuola di formazione professionale 24ORE Business School.
Punto di forza focale di questo percorso risiede nella sua capacità di tenere insieme dimensione tecnica e approccio business-oriented, oltre alla verticalità applicata ai contesti aziendali reali.
Questo significa che i partecipanti non si limitano ad apprendere linguaggi di programmazione o tecniche di analisi, ma imparano a calarle su scenari concreti, imparando come si gestisce un flusso dati in ambito retail, ad esempio, o si supporta un team di marketing nella segmentazione avanzata dei clienti, ma anche come si interpreta un report per indirizzare una strategia finanziaria.
Il valore aggiunto sta proprio nella possibilità di lavorare su casi pratici, progetti di gruppo e simulazioni che ricreano situazioni aziendali autentiche.
Un approccio che permette di interiorizzare davvero i processi, capendo non solo come si fa, ma soprattutto perché si fa così in quel determinato contesto.
Questo tipo di impostazione incrementa inevitabilmente l’employability e offre al corsista gli strumenti per inserirsi con consapevolezza e valore nel proprio ruolo, anche in ambienti complessi.
La modalità online, infine, garantisce quella flessibilità essenziale per chi già lavora o ha un’agenda serrata, permettendo di apprendere secondo i propri tempi, senza rinunciare alla qualità e all’interazione con docenti e compagni di percorso.
Per chi punta a diventare un data analyst competente, questo master rappresenta il tipo di investimento che ripaga nel medio-lungo termine, non solo in termini di carriera ma anche di prospettiva decisionale.

