A 27 anni dall’alluvione che nel maggio del 1998 colpì Sarno e altri comuni del salernitano, causando oltre 150 vittime e danni incalcolabili, il territorio campano resta ancora oggi esposto a gravi rischi idrogeologici. Come FENEAL UIL sindacato delle costruzioni, scrive in un documento Patrizia Spinelli, Segretario generale, torniamo a chiedere con forza un piano strutturale per la messa in sicurezza del territorio e la realizzazione di nuovi invasi per la raccolta e gestione delle acque.
Le piogge torrenziali non sono più un’eccezione, ma una costante aggravata dai cambiamenti climatici. La cementificazione selvaggia, l’abbandono delle aree collinari e l’assenza di infrastrutture idrauliche adeguate mettono in pericolo non solo i cittadini, ma anche l’economia locale, fatta di agricoltura, turismo e piccole imprese. Oggi la provincia di Salerno dispone di un solo invaso di rilievo, la Diga di Piano della Rocca, sul fiume Alento.
Un’opera utile ma insufficiente per coprire i fabbisogni di una provincia vasta e complessa. Servono nuovi bacini nella Piana del Sele, nel Vallo di Diano e nel Golfo di Policastro, zone a forte vocazione agricola e turistica dove la scarsità d’acqua in estate è ormai strutturale. Costruire invasi non significa solo protezione ambientale, ma anche occupazione di qualità: centinaia di posti di lavoro in cantiere, filiere attivate, rilancio del settore edilizio secondo criteri di sostenibilità. Gli strumenti ci sono: risorse del PNRR, fondi europei e programmazione regionale. Chiediamo quindi alle istituzioni locali e nazionali di non sprecare altro tempo. La tragedia di Sarno non può restare un ricordo rimosso.
Serve una vera politica industriale della prevenzione, che metta al centro la sicurezza dei cittadini, il lavoro stabile e la tutela del territorio, conclude la segretaria generale della Feneal Uil Patrizia Spinelli.