No alla chiusura del punto nascita. La FP CGIL ha proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale all’Ospedale di Sapri e chiede la convocazione di un incontro in Prefettura a Salerno
In una nota il Segretario Generale Antonio Capezzuto, il Coordinatore Dirigenza Medica Massimiliano Voza, ed il Coordinatore Area Sud Sanità Domenico Vrenna esprimono profonda preoccupazione per il paventato rischio di chiusura del Punto Nascita dell’Ospedale “Immacolata” di Sapri, nonostante sia aggregato in forma subordinata all’UOC di Ostetricia di Vallo della Lucania che è già oggetto di deroga ministeriale.
Tale rischio rappresenta una minaccia concreta non solo per la salvaguardia dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in considerazione della conformazione orogeografica, ma anche per il mantenimento dei livelli occupazionali e dello status di DEA di 1° livello, di cui il Punto Nascita costituisce un pilastro fondamentale.
Dopo l’assemblea dello scorso 25 marzo dei sindacalisti della FP CGIL coi lavoratori e dell’assemblea dei Sindaci allargata al comitato di difesa dell’ospedale dell’8 aprile, è emerso con chiarezza che la chiusura del Punto Nascita comporterebbe gravi ripercussioni per le comunità locali, già penalizzate dalla distanza dai principali centri ospedalieri.
Pertanto, la FP CGIL Salerno, in rappresentanza del personale del comparto e della dirigenza del Presidio Ospedaliero di Sapri, ha proclamato lo stato di agitazione per difendere il diritto alla salute delle cittadine e dei cittadini del territorio e la qualità e i livelli di occupazione presso l’ospedale di Sapri.
il Segretario Generale Antonio Capezzuto, il Coordinatore Dirigenza Medica Massimiliano Voza, ed il Coordinatore Area Sud Sanità Domenico Vrenna hanno chiesto di essere convocati dal Prefetto Salerno Francesco Esposito per affermare con forza che il mantenimento del Punto Nascita è essenziale per garantire la continuità delle specialità attualmente presenti presso il Presidio Ospedaliero di Sapri. La sua chiusura rappresenterebbe un ulteriore passo verso il depotenziamento della sanità pubblica nelle aree interne, con conseguenze inaccettabili per le future madri e i neonati.