GIUSTIZIA PER CRISTINA, IL DOLORE IN UNO STRISCIONE AL RUGGI –

Uno striscione davanti al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona che urla giustizia nonostante il silenzio. E’ quello affisso nella giornata di ieri da Gegè, il figlio di Cristina Pagliarulo, che adesso cerca la verità sulla morte della mamma. In un video che immortala l’affissione dello striscione in cui si legge “Giustizia per Cristina” il dolore di un giovane che chiede di sapere cosa è andato storto o cosa non ha funzionato in quei tragici momenti in cui non ha mai abbandonato mamma Cristina, nelle ore di agonia al pronto soccorso del nosocomio di via San Leonardo. Ieri pomeriggio l’autopsia sul corpo della donna, con la riesumazione disposta dalla procura di Salerno, che ha aperto un’inchiesta che attualmente vede sette medici indagati e che dovrà chiarire tutti gli aspetti ancora oscuri. Ieri nel nostro tg anche le parole del legale della famiglia Pagliarulo, Mattia Alfano, che ha evidenziato come sia partito un percorso per conoscere la verità e fare luce sulle condizioni della sanità pubblica. L’autopsia ieri – stando alle prime informazioni – ha certificato la morte della donna per un’emorragia interna e ora toccherà chiarire gli ulteriori aspetti sulla della 41enne che ha perso la vita in circostanze poco chiare e su cui adesso la famiglia, affrontando il dolore più grande, chiede di sapere la verità. Dopo l’inchiesta aperta dalla Procura di Salerno e la denuncia presentata in seguito proprio dalla famiglia di Cristina, l’avvocato Mattia Alfano rimane vigile e attento alla situazione. Le grida d’aiuto e quelle frasi nella sofferenza di Cristina sono rimaste impresse nella mente di tutti quelli che adesso chiedono giustizia ma anche e soprattutto che si faccia luce: la donna poteva essere salvata? Sono stati sottovalutati i sintomi? Sono domande che non potranno mai alleviare la sofferenza ma che potrebbero aiutare ad affrontarla. Ora toccherà ai consulenti, ai pm e alle indagini provare a fare luce e a dare realmente giustizia alla 41enne.

Autore dell'articolo: Brigida Vicinanza