“La camorra si conferma un fenomeno dinamico, capace di adattarsi ai cambiamenti economici e sociali, mantenendo un forte radicamento sul territorio e una pericolosa capacità di infiltrazione nella società civile e nelle istituzioni locali, evidenziando anche una discreta proiezione in altre regioni soprattutto di quelle realtà criminali maggiormente strutturate”.
È quanto emerge dalla Relazione sull’attività svolta dalla Direzione investigativa antimafia nel 2024 presentata quest’oggi.
Questo il quadro delle organizzazioni criminali operanti in provincia di Salerno:
Atti intimidatori a Salerno
La relazione, punta i riflettori, per iniziare, sul 1° febbraio 2024, quando, nel quartiere Matierno, due pregiudicati per reati in materia di stupefacenti hanno attinto agli arti inferiori a colpi d’arma da fuoco il titolare di un bar locale. Durante la notte dell’11 marzo 2024, nel rione Sant’Eustachio, ignoti hanno esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro un edificio in cui risiede un soggetto riconducibile al clan D’Agostino. Durante la notte del 30 marzo 2024, nel rione Petro- sino, ignoti hanno esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro uno stabile in cui abitano i familiari di un pregiudicato per armi e droga. Questi ultimi, il 9 aprile 2024, sono stati destinatari di un ulteriore atto intimidatorio con l’incendio dell’autovettura di loro proprietà. Durante la notte del 21 giugno 2024, in via Mazzetti, ignoti hanno incendiato l’autovettura di un soggetto riconducibile al clan D’Agostino. Sempre in tema di stupefacenti, il 25 gennaio 2024, la Guardia di finanza e la Polizia penitenziaria hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare392 nei confronti di 16 persone accusate di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, nonché corruzione, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, riciclaggio e autoriciclaggio di proventi illeciti mediante l’acquisto di attività commerciali e di auto di grossa cilindrata. L’attività investigativa, riferita al periodo compreso tra l’agosto 2022 e il febbraio 2023, avrebbe documentato l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla vendita di stupefacenti e telefoni cellulari all’interno del carcere di Salerno. Tra gli indagati figurano anche soggetti detenuti che, impiegati come la- voranti, approfittavano della libertà di movimento per trasportare lo stupefacente nelle varie sezioni detentive.
A Cava de’ Tirreni, risultano intanto attivi i clan Zullo e Apicella (clan dei cravunari) che sarebbero definitivamente subentrati nel controllo delle attività illecite locali allo storico clan Bisogno. Il ritorno nel territorio, per la scarcerazione avvenuta nel 2022, di un esponente di spicco di tale ultimo sodalizio camorristico, potrebbe ingenerare nuove dinamiche criminali anche in ragione degli storici rapporti con il clan Apicella, che costituiva una sua articolazione. In merito al clan Zullo, assume rilievo la sentenza 393 pronunciata dalla Corte di Appello di Salerno nel 2021 che, in riforma della sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Nocera Inferiore nel 2020, ha riqualificato l’organizzazione criminale da associazione per delinquere ad associazione di tipo mafioso, evidenziandone la spiccata capacità di condizio- nare l’amministrazione comunale locale di cui un funzionario coinvolto è stato condannato per scambio elettorale politico mafioso. Gli interessi illeciti perseguiti dai sodalizi camorristici attualmente operanti nel territorio di Cava de’ Tirreni riguarderebbero lo spaccio di stupefacenti, l’usura e le estorsioni in danno di attività economiche locali. A tale ultimo ambito, in particolare, sarebbero riconducibili alcuni atti intimidatori registrati durante il periodo consumati in danno di due esercizi commerciali. In particolare, il 9 gennaio 2024, ignoti hanno incendiato un furgone del titolare di un negozio di tessuti. Durante la notte dell’8 maggio 2024, è stato poi fatto esplodere un ordigno artigianale davanti l’ingresso di una macelleria.
L’Agro nocerino-sarnese è la zona della provincia di Salerno in cui la criminalità organizzata di tipo camorristico e quella comune hanno tradizionalmente e più incisivamente operato, anche mediante il controllo di attività economiche. L’area, ricca di insediamenti produttivi, ha infatti da sempre esercitato una forte attrattiva per i numerosi sodalizi criminali, sia autoctoni che provenienti dalle aree circostanti. I numerosi atti intimidatori registrarti nel territorio, sia di tipo incendiario sia mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco, sarebbero indice della significativa diffusione del fenomeno estorsivo in danno delle attività economiche locali. Tali frequenti manifestazioni delittuose, tuttavia, non trovano analogo riscontro nelle denunce delle vittime. Circa gli atti intimidatori, l’8 luglio 2024, a San Valentino Torio, ignoti hanno cosparso di liquido infiammabile un motoveicolo ed un furgone di proprietà del titolare di una locale panetteria. Il 14 novembre 2024, a Pagani, un incendio di presumibile origine dolosa ha interessato i locali di un’azienda conserviera distruggendo oltre diecimila cassoni in plastica. Il 10 marzo 2024, ignoti hanno fatto esplodere un ordigno artigianale all’esterno di un’enoteca del centro storico di Angri. Per tale evento, il 18 marzo 2024, i Carabinieri avrebbero individuato e deferito in stato di libertà il presunto autore, gravato da pregiudizi di polizia per reati in materia di stupefacenti. L’11 aprile 2024, ad Angri, ignoti hanno incendiato un deposito di merce. Il 24 aprile 2024, ad Angri, ignoti hanno fatto esplodere un ordigno artigianale all’esterno di un’agenzia di assicurazioni e prestiti. Il 12 gennaio 2024, in via Sarno-Striano, ignoti hanno incendiato il deposito di un’attività commerciale gestita da cittadini cinesi. Durante la notte del 27 gennaio 2024, ignoti hanno incendiato un’autovettura di proprietà di una società di autonoleggio. La sera del 26 febbraio 2024, nei pressi di un’attività commerciale di via Prolungamento Matteotti, ignoti hanno esploso numerosi colpi di fucile, dapprima in aria a scopo intimidatorio, poi all’indirizzo di un gruppo di avventori senza provocare feriti. Il 7 aprile 2024, a Sarno, un incendio di origine dolosa ha distrutto l’azienda agricola biologica. Durante la notte del 22 giugno 2024, a Sarno, ignoti hanno incendiato sette semirimorchi di una ditta locale. A Nocera Inferiore, le attività investigative degli ultimi anni avrebbero rilevato la perdurante operatività dei gruppi camorristici Pignataro-Mariniello, un tempo costituenti un’unica entità associativa, poi evolutisi in sodalizi autonomi. Essi si caratterizzano per le particolari modalità operative che privilegiano strategie criminali di tipo affaristico più defilate, dedicandosi alla gestione di attività commerciali (soprattutto bar e sale da gioco) in cui vengono reinvestiti i proventi illeciti e demandando le attività delittuose che compor- tano maggiore esposizione alle nuove leve emergenti, che spesso regolano contese per la “spartizione del territorio” con azioni eclatanti. Con riferimento al clan Pignataro, un’indagine395 conclusa dai Carabinieri nel 2018, in cui è rimasto coinvolto anche il capo del sodalizio con l’accusa di scambio elettorale politico mafioso, avrebbe giudiziariamente documentato anche la propensione della consorteria criminale a condizionare la locale amministrazione mediante alterazione delle consultazioni elettorali, allo scopo di ottenere l’affidamento di appalti in tema urbanistico e di servizi pubblici. Una recente indagine avrebbe inoltre acclarato i rapporti intrattenuti tra il clan Pignataro e sodalizi mafiosi di diversa matrice. Nel territorio di Nocera Inferiore è giudiziariamente accertata anche l’operatività del gruppo camorristico Cuomo, di diretta derivazione del clan Pignataro e dedito prevalentemente al traffico e spaccio di stupefacenti, alle estorsioni e al reinvestimento di capitali illeciti in attività commerciali. Tale gruppo, secondo quanto documentato dall’operazione “Revenge”397 conclusa nel 2021 dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza, avrebbe esteso i propri interessi illeciti in Toscana ove avrebbe riciclato denaro di provenienza delittuosa mediante l’acquisizione di attività economiche. Ad esso, il clan Pignataro avrebbe per l’appunto demandato il controllo delle attività illecite più sovraesposte. Rispetto al ruolo originario di mera articolazione operativa del clan PIGNATARO, il gruppo Cuomo avrebbe successivamente intrapreso un percorso evolutivo verso una sempre maggiore autonomia. Avrebbe poi subito un’ulteriore evoluzione. Invero, i numerosi episodi delittuosi 398 registrati negli ultimi anni contro centri di interesse del citato sodalizio, hanno fatto emergere l’esistenza di tensioni interne culminate in una scissione e conseguente formazione di un nuovo gruppo criminale denominato “Quelli di Piedimonte”, dal nome del quartiere popolare in cui opera. Tale assunto sarebbe stato confermato dalla richiamata operazione “Revenge” che avrebbe attribuito proprio ad appartenenti al gruppo la responsabilità di un attentato dinamitardo compiuto il 23 gennaio 2021 contro una pizzeria di Firenze, ritenuta la base logistica in quel capoluogo di uno dei capi del gruppo Cuomo. Nel territorio di Angri, il definitivo declino dello storico clan Tempesta – segnato prima dalla morte del suo leader nel 2004, poi dalle continue attività di contrasto e dal percorso di collaborazione con la giustizia intrapreso da molti suoi esponenti – ha favorito un’evoluzione della criminalità locale che ha assistito al tentativo di giovani pregiudicati di imporsi nel controllo delle attività illecite, spesso supportati da clan di camorra operanti in territori limitrofi, senza tuttavia che alcuno riuscisse a conquistare la leadership. Nell’area, oggi, continuerebbero ad operare storici esponenti malavitosi nel frattempo tornati in libertà, i quali potrebbero integrarsi con gruppi criminali preesistenti o dare vita a nuove formazioni, forti della navigata esperienza malavitosa conclamata nelle pesanti condanne subite. Tra questi, in particolare, si segnala la presenza sul territorio di un familiare del boss Galasso, storica figura apicale della nuova famiglia. L’uomo, già condannato per associazione mafiosa e omicidio, sarebbe coinvolto in un’indagine conclusa il 12 giugno 2024 dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri di Nocera Inferiore con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare 399 nei confronti di 23 persone, per la maggior parte esponenti del clan Fezza-De Vivo di Pagani, accusate di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsione, rapina, ricettazione e detenzione e porto illegale di armi, questi ultimi aggravati dalle modalità e finalità mafiose. Tra gli indagati figura anche un familiare del boss Galasso che avrebbe agito da alleato, fornendo al clan appoggio militare per le attività estorsive previa individuazione delle vittime designate con cui fissava appuntamenti per avanzare le richieste illecite. Nel periodo in esame, ad Angri, sono stati registrati una serie di atti intimidatori in danno di imprese e attività commerciali che sarebbero riconducibili per l’appunto alle diffuse pratiche estorsive ad opera della criminalità locale. A Pagani, sarebbe confermata l’operatività egemonica del clan Fezza De Vivo, composto dai membri di tre famiglie alcuni dei quali legati tra loro anche da vincoli coniugali. In esso sarebbero confluiti anche appartenenti al clan D’Auria Petrosino, tra cui alcuni familiari stretti del vertice di tale sodalizio, un tempo alleato ed operante nel medesimo territorio. Riguardo a tale ultimo clan, il 25 luglio 2024, i Carabinieri, nel corso di un controllo di polizia, hanno arrestato in flagranza due esponenti, uno dei quali discendente del capo storio, responsabili di detenzione e porto illegale di armi da sparo, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. Il sodalizio ha la propria roccaforte nel quartiere Lamia di Pagani che rappresenta non solo un tratto identitario dovuto alla storica pre- senza in tale complesso abitativo delle famiglie che da sempre lo governano, ma anche un particolare fattore di coesione, impermeabilità all’azione investigativa e capacità di controllo territoriale. Qui esisterebbero varie piazze di spaccio sotto il diretto controllo del sodalizio, organizzate con vedette e spacciatori per assicurare continuità nello smercio di droga. Oltre al traffico e spaccio di stupefacenti, gli interessi illeciti del clan sarebbero rivolti alle estorsioni e al controllo di attività economiche, in particolare nel settore della “sanificazione di ambienti”. In materia di stupefacenti, pregresse attività investigative avrebbero documentato il mantenimento da parte del clan del monopolio nella fornitura di sostanze ai gruppi minori che gestiscono le piazze di spaccio di Pagani o, in alternativa, il pagamento di una somma di denaro da parte di questi ultimi in cambio della possibilità di rifornirsi liberamente sul mercato dello stupefacente. I numerosi sequestri di armi 401 , anche da guerra, eseguiti negli ultimi anni, denoterebbero inoltre l’elevata capacità militare della citata consorteria criminale. Il 12 giugno 2024, a Pagani, la Polizia di Stato e i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare 402 nei confronti di 23 appartenenti al clan Fezza De Vivo, tra cui alcune figure apicali, accusati di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsione, rapina, ricettazione e detenzione e porto illegale di armi, questi ultimi aggravati dalle modalità e finalità mafiose. A Sarno, sarebbe confermata l’operatività del clan Serino, tradizionalmente dedito ad attività estorsive, usura, traffico di stupefacenti e riciclaggio di proventi illeciti mediante reinvestimenti in attività commerciali e ricreative. Pregresse attività di indagine 405 avrebbero al- tresì comprovato la propensione del sodalizio ad infiltrarsi nella pubblica amministrazione locale interferendo nelle competizioni elettorali. Nel medesimo territorio sarebbe inoltre documentata la presenza del clan Parlato che coesisterebbe con il clan Serino secondo una logica di pacifica spartizione delle attività illecite locali. Con riferimento al clan Serino, va segnalato il ferimento a colpi d’arma da fuoco, avvenuto il 22 ottobre 2024, in danno del figlio di un esponente apicale. La vittima sarebbe stata attinta da alcuni colpi di pistola esplosi da due sconosciuti giunti a bordo di un’autovettura. Nel periodo considerato, nel territorio di Sarno sono stati registrati numerosi episodi di atti intimidatori, sintomatici delle diffuse prati- che estorsive ad opera dei gruppi criminali locali. Il territorio di Sant’Egidio di Monte Albino e dei Comuni limitrofi è caratterizzato dall’elevata concentrazione di insediamenti produttivi e di un importante mercato ortofrutticolo. Tali fattori hanno da sempre attirato le mire criminali di gruppi delinquenziali operanti nell’aera. In particolare, il controllo delle attività illecite, originariamente esercitato dal già menzionato clan Tempesta della vicina Angri, è poi passato a quella che prima costituiva una sua articolazione per poi diventare un sodalizio autonomo, noto come clan dei zi’ maist. Nei Comuni di Castel San Giorgio, Siano, Bracigliano ed aree limitrofe, in passato interessati dalle ingerenze di clan criminali prove- nienti dalla confinante provincia di Avellino, in particolare dal clan CAVA di Quindici (AV), attualmente si registrerebbe la presenza di formazioni criminali locali senza però la presenza di alcuna sostanziale figura con funzioni di leadership. L’area, in passato, è stata interessata da numerose azioni intimidatorie, soprattutto in danno di amministratori locali. Fatti analoghi sono stati registrati anche negli ultimi due anni. Il primo, il 25 dicembre 2022, a Castel San Giorgio, con l’esplosione di una bomba carta davanti all’abitazione di un amministratore locale, il secondo, il 7 aprile 2023, a Roccapiemonte, con l’esplosione di una bomba carta nei pressi dell’abitazione del Sindaco pro tempore. Il terzo episodio si è verificato l’8 aprile 2023, nuovamente a Castel San Giorgio, con l’esplosione di un ordigno artigianale davanti all’abitazione del Sindaco pro tempore. Tali fenomeni lascerebbero supporre la propensione dei gruppi criminali locali ad infiltrare e condizionare le amministrazioni locali per ottenere vantaggi illeciti. L’area non risulta immune dal fenomeno del traffico e spaccio di stupefacenti, immediata e importante fonte di lucro per le consorterie criminali. Scafati, per la sua posizione di confine tra la provincia di Salerno e quella di Napoli, rappresenta un importante crocevia per la conduzione di traffici illeciti e di alleanze strategiche tra gruppi criminali operanti a livello interprovinciale, in particolare nel traffico di stupefacenti. Qui risulterebbero operativi lo storico clan Matrone, che a seguito dei vari avvicendamenti al vertice avrebbe ormai assunto la denominazione di clan Buonocore-Matrone 407, nonchè i clan Cesarano e Aquino-Annunziata, questi ultimi due provenienti, rispettivamente, dai limitrofi Comuni napoletani di Castellammare di Stabia e Boscotrecase. Il clan Buonocore-Matrone risulterebbe l’unica consorteria criminale autoctona attualmente operante a Scafati, con interessi illeciti nei settori del traffico di stupefacenti e delle estorsioni in danno di attività commerciali e imprenditoriali locali. Risulterebbe altresì giudiziariamente documentata l’alleanza che tale sodalizio avrebbe stretto con il clan Aquino-Annunziata originario del vicino Comune napoletano di Boscoreale, di cui è stata riscontrata la presenza ormai stabile nel territorio di Scafati ove praticherebbe estorsioni, spaccio di stupefacenti e reimpiego di proventi illeciti in attività imprenditoriali avvalendosi di prestanome.
Anche, i territori dei Comuni della Valle dell’Irno, così come altre aree di confine, storicamente hanno subito le ingerenze di gruppi criminali provenienti dalle aree circostanti. Mercato San Severino, che secondo le evidenze giudiziarie è rimasto assoggettato prima alle influenze criminali dei clan Cava e Graziano di Quindici (AV), poi a quelle del gruppo camorristico Desiderio di Pagani, resta tuttora esposto alle infiltrazioni di clan radicati in aree limitrofe, in particolare del clan Genovese di Baronissi. L’area si conferma particolarmente effervescente sotto il profilo delle manifestazioni criminali che riguardano soprattutto lo spaccio di stupefacenti e le estorsioni. A tale ambito sarebbe verosimilmente riconducibile l’incendio di origini dolose che la notte del 29 gennaio 2024, a Mercato San Severino, ha distrutto una ditta di costruzione e noleggio di luminarie artistiche per feste ed eventi. L’8 luglio 2024, a Mercato San Severino, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare 412 nei confronti di 8 persone accusate di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Secondo le indagini, il sodalizio criminale avrebbe organizzato una fiorente attività di spaccio rivolta anche a soggetti detenuti nel carcere di Salerno. Recenti provvedimenti giudiziari avrebbero altresì documentato la presenza a Mercato San Severino di un soggetto riconducibile ad una cosca di ‘ndrangheta egemone nella Sibaritide durante l’ultimo ventennio del secolo scorso. Il soggetto, che risulta attivo nel commercio di caffè e nel settore del gaming online, era stato tratto in arresto nel 2022 dai Carabinieri in esecuzione di una misura cautelare413 con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’autoriciclaggio, al trasferimento fraudolento di valori e altro, aggravati dalla finalità dell’agevolazione mafiosa. Dalle indagini sarebbero inoltre emersi collegamenti tra l’indagato e numerosi affiliati e imprenditori contigui a varie consorterie criminali, tra cui il clan dei Casalesi della provincia di Caserta. A Baronissi, Fisciano e Lancusi, al clan Forte, dopo la scelta di collaborazione con la giustizia intrapresa dal suo promotore, sarebbe definitivamente subentrato il clan Genovese che avrebbe ormai assunto il controllo esclusivo del traffico di stupefacenti, usura ed estorsioni in tale territorio.

