C’è ancora una partita da giocare e ci sono molteplici combinazioni possibili. Il punto, però, non è tanto la sconfitta di ieri a Genova, non è tanto la delusione per una prestazione che per un tempo è stata timida e per un altro è stata confusionaria. Non è nemmeno la concreta possibilità della retrocessione in C il punto più basso. Il punto più basso è la pochezza espressa dalla società granata, l’insussistenza eterea di una dirigenza che ieri non ci ha messo la faccia, che ha preferito mandare avanti il buon Marino, anello debole di una catena di errori cominciata a giugno del 2023. Il punto più basso è quello che ancora non è stato toccato perché questa società, dal proprietario ai dirigenti, potrebbe fare anche di peggio semplicemente continuando ad operare come ha fatto finora. Inadeguatezza, superficialità, sciatteria, presunzione hanno devastato la Salernitana. Chi è all’interno del club ha una colpa gravissima: non aver percepito in tempo il pericolo del doppio salto all’indietro e, cosa ancor più grave, non aver trasmesso la realtà dei fatti a Danilo Iervolino che, infatti, parlava al podcast ufficiale a febbraio scorso come se la salvezza fosse stata già acquisita. L’ad Milan, da tempo lontano dalle scene, ha gestito male per conto di un proprietario che vuole avere l’ultima parola perché ci mette i soldi, ma che viene tradito proprio da chi gli dice sempre sì. Prendersela con direttori sportivi ed allenatori (anche se Breda ha molte colpe) è inutile. Le responsabilità vanno delimitate all’apice del club e a chi si diverte a dare consigli non richiesti. Proprietario ed amministratore delegato hanno seguito i consigli sbagliati di persone che non sono direttori ed allenatori e, dovessero continuare così, rischierebbero anche di finire in serie D. C’è, però, ancora una partita per provare a salvarsi in corner. Salerno non merita questo scempio, che è ascrivibile in parte anche alla classe politica per tutto ciò che è accaduto intorno all’Arechi.
