Venerdì 12 dicembre, la CGIL torna in piazza per lo sciopero generale nazionale contro una Legge di Bilancio giudicata inadeguata e ingiusta, perché incapace di rispondere all’emergenza sociale ed economica che attraversa il Paese. Per la Campania l’appuntamento è a Napoli, a partire dalle ore 9, con il comizio conclusivo in piazza Municipio.
Dalla provincia di Salerno è attesa una partecipazione ampia e significativa, segno di un disagio ormai strutturale che investe salari, sanità, lavoro e servizi. Una condizione che, come sottolinea il segretario generale della CGIL Salerno, Antonio Apadula, riflette pienamente la fotografia nazionale.
«In provincia di Salerno – dichiara Apadula – i salari sono tra i più bassi del Paese, con una media che non supera i 1.250 euro mensili, mentre il costo della vita continua a crescere. uno dei nodi cruciali è la sanità: le liste d’attesa hanno tempi ormai insostenibili: fino a 8 o 10 mesi per visite cardiologiche o oncologiche. In alcuni casi si è arrivati a fissare appuntamenti addirittura al 2027. Mancano medici e oltre 900 unità tra infermieri e operatori sanitari, mentre nei Pronto Soccorso si registrano attese interminabili, barelle nei corridoi e una grave carenza di posti letto».
Alla crisi dei servizi si somma quella del sistema industriale locale. «Senza una vera politica industriale – afferma il segretario generale della CGIL Salerno – il territorio rischia una marginalità economica permanente. Servono scelte chiare: un ruolo pubblico più forte, investimenti mirati, tutela dell’occupazione e politiche che leghino sviluppo e qualità del lavoro. A livello territoriale è necessario fare sistema, difendere ciò che resta e creare le condizioni per nuova occupazione».
Particolarmente pesanti sono anche gli effetti delle politiche su pensioni e lavoro precario. «Il 22% della popolazione salernitana ha più di 65 anni e l’innalzamento dell’età pensionabile a 70 anni colpisce duramente migliaia di lavoratrici e lavoratori, soprattutto nei settori più gravosi come sanità, edilizia, logistica, commercio e agricoltura. La precarietà è diventata la normalità: nel 2024 oltre il 77% dei nuovi contratti è stato a tempo determinato, part-time involontario o in somministrazione. Nel turismo si arriva all’85%, nella ristorazione al 90%. A pagare il prezzo più alto sono le donne, mentre ogni anno circa 5mila giovani lasciano la provincia» – spiega il segretario generale della Cgil di Salerno.
«Per queste ragioni – conclude Apadula – scioperiamo per chiedere un aumento reale dei salari, perché con mille euro al mese non si vive, e la restituzione del fiscal drag, che ha sottratto fino a duemila euro l’anno ai lavoratori salernitani. Servono investimenti e un piano straordinario di assunzioni nei servizi pubblici, che oggi rischiano il collasso. Difendere il lavoro, i diritti e il futuro del territorio è una responsabilità che non può più essere rinviata»

