TRUFFA AL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE, 70 MISURE CAUTELARI DEL NAS TRA LE PROVINCE DI NAPOLI E SALERNO –

Cinquanta euro per il certificato di morte naturale e settanta per il test del DNA in caso di cremazione, è il tariffario della nuova frontiera del business del “caro estinto”, ma tutte le certificazioni erano false, perché gli esami non venivano fatti da medici dell’azienda sanitaria locale, ma direttamente dai titolari delle pompe funebri, attraverso kit custoditi nelle agenzie e già firmati dai medici.  E’ lo scenario emerso dalle indagini del maxi blitz della Procura della Repubblica di Napoli, iniziato alle prime ore di queste mattina e condotto dai carabinieri del Nas tra Napoli e Salerno, che ha portato all’arresto di 19 persone e 51 arresti domiciliari tra cui medici dipendenti della Asl Napoli 1 Centro, titolari di imprese funebri e impiegati del Comune di Napoli.  Coinvolte anche agenzie funebri della provincia di Salerno.

Tutti gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, truffa ai danni del Ssn, falso materiale e ideologico commessi da pubblici ufficiali in atto pubblico, in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità ideologica commessa dal privato, peculato e connessione.  Le indagini sono iniziate dopo una denuncia presentata nel 2022 dal ing. Ciro Verdoliva, direttore generale e legale rappresentante dell’Asl Napoli 1 Centro.

L’organizzazione criminale, era diretta e organizzata da dirigenti medici mediante un preciso modus operandi con compiti ed attività ben collaudate che hanno creato una vera e propria rete composta da referenti di varie imprese funebri, procacciatori che gravitavano nel mondo dell’invalidità civile e appartenenti a patronati, Caf, Agenzie private, dipendenti pubblici in particolare in servizio presso l’ufficio cimiteriale e l’ufficio anagrafico del Comune di Napoli.

In cambio di denaro venivano emessi certificati necroscopici nei quali veniva attestato falsamente che il medico legale aveva constatato il decesso presso il domicilio del defunto mentre in realtà l’intera documentazione veniva redatta sottoscritta e consegnata agli impresari funebri dal medico legale direttamente nell’ufficio del distretto 24 di Napoli di via Chiatamone.  Tutto avveniva con il pagamento di una somma di denaro stabilita in base alla tipologia di certificazione da redigere. Una procedura che consentiva agli impresari funebri di accelerare tutte le procedure funerarie comprese la cremazione senza seguire il previsto prelievo del Dna e senza l’autorizzazione scritta dei congiunti del defunto, talvolta senza rispettare le competenze giurisdizionali previste dalla legge. Venivano inoltre emesse certificazioni mediche attestanti false patologie che consentivano ai singoli cittadini di ottenere indebitamente il beneficio del contrassegno per il parcheggio dei veicoli destinati al trasporto degli invalidi. Coinvolti anche dipendenti comunali i quali avrebbero svolto un ruolo cruciale all’interno dell’organizzazione criminale in qualità di ufficiale di Stato civile e sempre previo il pagamento di una somma di denaro o la ricezione di altri benefici, violando in modo sistematico le norme vigenti.

L’inchiesta – che in due anni ha documentato, anche in video, 300 episodi – è stata illustrata nel corso una conferenza stampa a cui hanno preso parte il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto Sergio Amato.

Decine di kit per l’esame del DNA dell’Asl Napoli 1 Centro sono stati sequestrati stamattina dai militari del Nas negli uffici delle imprese nel corso delle perquisizioni eseguite contestualmente alla notifica degli arresti.  Oltre ai kit sequestrate somme in denaro da quantificare e oltre 30mila euro come disposto dal decreto del gip. Presenti alla conferenza stampa il comandante del Nas di Napoli Alessandro Cisternino, il comandante generale Raffaele Covetti e comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, generale Biagio Storniolo.

Autore dell'articolo: Redazione