Dividere per regnare: la massima degli antichi romani non sarà certo sconosciuta a Claudio Lotito, cultore della materia e sempre pronto a sciorinare frasi e citazioni della lingua latina. Le parole del patron dopo la gara col Cesena hanno ancor di più acuito una situazione che va avanti da tempo e che vede da una parte la proprietà e dall’altra la tifoseria, a sua volta spaccata in tante anime ed in tanti rivoli dello stesso fiume. Lotito riesce a dividere in maniera dirompente ogni volta che esterna il suo pensiero, eppure in passato ha dato prova di saper anche essere più conciliante e disponibile a capire le ragioni altrui. Un peccato, davvero un peccato, che il patron abbia scelto questa linea più aggressiva, dilatando le distanze con la parte più critica ma non meno innamorata della tifoseria granata che vorrebbe più chiarezza e programmi più ambiziosi, pur non negando l’importanza di quanto fin qui fatto dalla proprietà romana. Dividere non è la soluzione, perchè ruggini, frizioni, malumori non sono il terreno ideale per far germogliare qualcosa di bello e di sano. Salerno ha bisogno di uscire dalle paludi in cui qualcuno pensa sia più facile continuare a portare avanti una certa linea di azione. Occorre un cambio di prospettiva, occorre porsi nuovi orizzonti ed avere la voglia di unire, di lavorare per avere una base di consenso più ampia che poggi su dati di fatto, su meriti e non su rapporti personali o su un debito di riconoscenza inestinguibile. Lotito e Mezzaroma sono proprietari del club granata dal 2011 e dal gennaio 2014 hanno investito Fabiani di un mandato che non è solo tecnico. La triade che decide delle sorti della Salernitana ha avuto fortune alterne presso la pubblica opinione, ma ha sempre potuto contare su uno zoccolo duro di consensi che non si sa perchè quasi ha dato l’impressione di non aver interesse ad ampliare. Anzi, pare quasi che le divisioni, ormai ideologiche, all’interno della tifoseria facciano gioco ai padroni del vapore. Ed è proprio questo l’equivoco da cui occorre uscire: quando si parla di Salernitana, bisogna capire che l’argomento è ben più complesso ed alto rispetto a sterili discussioni circa i singoli, ossia le figure che occupano i vari posti all’interno dell’organigramma. Salerno ha sempre amato la sua squadra ed ha sempre preteso rispetto verso i propri colori prima di tutto da parte di chi li ha rappresentati. Ed ora si è come perso il senso di tutto ciò, perchè ci si è concentrati troppo sui singoli attori, protagonisti, comparse o figuranti che siano, tralasciando che l’interesse e il bene superiore sono altri: la storia della Salernitana è prima di tutto la storia di un rapporto viscerale tra la maglia granata ed i suoi tifosi e, francamente, rileva fino a un certo punto chi sia il presidente o l’allenatore o il direttore sportivo. Tanti ne sono passati, tanti ancora ne passeranno e la storia andrà avanti sempre e comunque. Se chi oggi rappresenta a vario titolo il club granata vuole avere l’onore di restare nella storia centenaria della Salernitana non ha che da fare una cosa: rispettarla e adoperarsi per darle lustro con azioni degne di essere ricordate. Un centro sportivo, un settore giovanile importante, programmi ambiziosi per la prima squadra: sono questi i fatti che contano, quelli che restano nella storia. Difronte ad azioni di tal fatta, è evidente che si avrebbe il risultato di unire l’opinione pubblica, di guadagnarne stima e consenso, evitando inutili e sterili contrapposizioni che sono anche tra le cause del calo di presenze allo stadio. La storia si costruisce ogni giorno con i fatti e non con le parole. Il resto è noia allo stato puro.
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