SALERNITANA: UN SOLO NODO DA SCIOGLIERE. E NON DA ORA…

La Salernitana buca ancora una volta la partita che doveva e poteva essere della svolta. La squadra di Gregucci perde nettamente a Perugia in uno scontro diretto dal quale esce ridimensionata per tanti motivi e sotto tanti punti di vista. Impreparata sotto l’aspetto tattico, senza nerbo e con pochissima lucidità anche dopo l’espulsione dell’attaccante perugino, Sadiq, la squadra di Gregucci ha mostrato, meglio ancora confermato, tutto ciò che già si sapeva. Scarsa qualità in mezzo al campo, insufficiente tenuta fisica in molti singoli, gravi limiti caratteriali e nessun aiuto dalla panchina, visto che Gregucci s’è fatto mettere sotto da Nesta che ha sfruttato al massimo le doti di Verre e di Sadiq e che, una volta perso quest’ultimo per espulsione, ha inserito un altro attaccante, Han, che ha chiuso la partita con il gol del tre a uno. Il tutto mentre il tecnico granata doveva fare i conti con la scarsa autonomia di Calaiò, partito dalla panchina in una partita in cui sarebbe servita una versione extralusso del bomber siciliano, apparso in evidente difficoltà fisica come ampiamente prevedibile per un calciatore fermo da sette mesi e con una carta di identità non più verde. La rinuncia iniziale, quasi forzata, all’arciere è stata ancor più pesante perchè la presenza in campo di Djuric non è stata certo di aiuto alla squadra. Il bosniaco ha fallito l’ennesima chance, dando l’impressione di essere un corpo estraneo alla squadra, ma, soprattutto, di avere difficoltà sul piano fisico che partono da lontano e che egli stesso non ha esitato a sottolineare nella intervista rilasciata nel post partita in cui, tra l’infastidito ed il meravigliato, ha ricordato di aver subito due interventi negli ultimi anni e di aver giocato poco proprio per questo motivo, rimarcando, poi, di non essere un attaccante col vizio del gol. Parole chiare quanto gravi che dovrebbero scuotere la coscienza di chi ha condotto in estate una dispendiosa quanto fallimentare operazione di mercato della quale, da tempo, si sta cercando di scaricare la responsabilità su Colantuono. Al di là dei limiti e delle colpe degli allenatori che si alternano con cadenza più o meno semestrale sulla panca granata, resta il fatto che in cabina di regia ci sia sempre e solo una figura, quella del plenipotenziario Angelo Mariano Fabiani, che continua a godere della fiducia di Lotito e Mezzaroma, evidentemente soddisfatti del suo operato che negli ultimi quattro anni ha prodotto qualche plusvalenza, un paio di queste fatte in casa, cioè con l’intervento della Lazio, ed il nulla dal punto di vista tecnico perchè la squadra è stata fatta e disfatta ogni anno, senza che si formasse una intelaiatura base su cui lavorare, senza dare continuità sul piano tecnico, visto che in panchina si sono avvicendati diversi allenatori. Si dirà che ieri Gregucci doveva fare i conti con diverse assenze, ma neanche questo alibi regge ed anzi è una considerazione che aggrava ancor di più la posizione della società ed in particolare di chi doveva operare sul mercato. Mandato Akpa allo sbaraglio nella gara con il Lecce tanto che il centrocampista ex Tolosa è da tempo indisponibile, non poteva essere Minala, fermo dal maggio scorso, il rinforzo pronto uso per i limiti del già due volte granata sul piano fisico, né, tantomeno, si può pensare che Odjer faccia tanto meglio visto che per tre mesi non ha giocato. Chissà, poi, se e quando vedremo all’opera Memolla, ingaggiato prima di Lopez per compensare la partenza di Vitale. Si dirà che erano fuori Bernardini, Rosina, Di Gennaro, tutti, sulla carta, calciatori di indubbio valore, ma che a questa Salernitana non hanno dato molto per ragioni fisiche e non da ora. In attacco, poi, non si poteva sperare che Calaiò ringiovanisse a Salerno e segnasse a raffica a dispetto dell’età e del lungo stop forzato e per questo sono ancor più pesanti gli errori estivi perchè Djuric e Vuletich sono due acquisti sbagliati, visto che finora non hanno dato nulla sotto l’aspetto realizzativo. Per fortuna che in estate la scomparsa dell’Avellino ha fornito l’assist per gli ingaggi di Migliorini e Di Tacchio, senza i quali, forse, questa squadra avrebbe qualche punto in meno in classifica e, più che alla corsa playoff, ora più che mai in salita, avrebbe dovuto guardare alle sue spalle con una certa apprensione. E non regge neanche la storiella che in estate tutti gli addetti ai lavori avevano inserito la Salernitana tra le favorite. Una società, un operatore di mercato non hanno bisogno del conforto esterno per sapere se abbiano fatto o meno un buon lavoro e la Salernitana aveva lasciato l’opera a metà, come da consolidata abitudine, visto che da luglio si sapeva che mancavano all’appello un terzino sinistro ed un attaccante da venti gol o giù di lì. Non ci sono carri da cui salire o scendere, quelli sfilano per le strade a Carnevale, qui si tratta di avere onestà intellettuale, di avere rispetto per la passione di una tifoseria che continua a seguire la squadra per amore, ma che non è certo stupida e sa bene come stiano le cose. Prendersela con Gregucci o con i calciatori ora come ora non servirebbe, perchè è la linea d’azione voluta dalla proprietà e portata avanti dal management ad essere da tempo il vero nodo.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto