25 APRILE: LIBERAZIONE, TRA RICORDI E SPERANZE NEL SEGNO DI ANDREA FORTUNATO –

Che intrecci in questo 25 aprile che tutti vorremmo segnasse una nuova Liberazione, pure questa con la maiuscola, dalla paura e dall’incubo del virus che ci costringe da settimane a restare in casa. I ricordi e le emozioni corrono su una fascia sinistra che è una infinita autostrada e dal campo di calcio sale su, fino in

cielo. Perché il cuore di tutti i salernitani si è fermato quel 25 aprile del 95 alla notizia della prematura scomparsa di Andrea Fortunato, figlio di Salerno, arrivato alla Juve ed alla Nazionale con una parabola veloce solo nell’ultimo tratto ma che era cominciata molto tempo prima, quando, poco più che bambino, Andrea aveva lasciato la famiglia per andare a Como. Una corsa verso il sogno di diventare calciatore, interrotta da un tackle da dietro di un avversario crudele ed invidioso ma proseguita in Paradiso, come disse il suo amico Gianluca Vialli tra le lacrime e la pioggia, nel giorno dell’estremo saluto al Duomo di Salerno. Ed aveva ragione lui perché proprio dal Paradiso l’amico Andrea, terzino con piedi vellutati e con le ali degli angeli, ha scodellato un cross al bacio per il suo compagno di un tempo, appena uscito vincitore da una battaglia contro un altro avversario terribile. È passato un quarto di secolo da quando Andrea Fortunato ha lasciato questa vita nel fiore degli anni, ma il suo ricordo resta vivo nel cuore di tutti i salernitani. E magari da lassù ebbe modo di gioire anche lui quel 25 aprile del 2015 quando la Salernitana di Menichini conquistò prima del previsto la serie B grazie all’annunciato successo interno sul Barletta e grazie al molto meno preventivabile pari interno del Benevento col Messina. Fu un pomeriggio di festa spontanea. Una gioia ancor più bella ed intensa proprio perché inaspettata nei modi e  nei tempi. Dal campo la festa si spostò alle vie del centro e fa un certo effetto ricordare quel fiume di gente che si riversò in strada oggi che il covid 19 ci tiene in scacco, lasciando quasi deserta Salerno, impossibilitata, almeno per ora, a gustarsi la dolcezza della primavera, un po’ come è stato per quel suo figlio, Andrea, che correva veloce e sicuro sulla fascia e che continua a sorriderci da lassù.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto