E’ la partita della vergogna. Non per i tifosi, non per le squadre, ma per chi ha fatto sì che Lazio e Salernitana si affrontassero in una situazione che normale non è. E non lo è nella misura in cui il calendario ha stabilito che si giocasse prima all’Olimpico, a circa cinquanta giorni dalla scadenza del 31 dicembre, al momento orizzonte temporale oltre il quale la Salernitana non possa guardare a causa del famigerato trust, ed anche perché, caso strano, la partita di ritorno all’Arechi è in programma a gennaio, collocazione abbastanza neutra: si immagini solo per un istante cosa si sarebbe detto, scritto e sottinteso, se solo questa partita si fosse dovuta giocare a poche giornate dalla fine con le due squadre bisognose di punti per centrare i rispettivi obiettivi. I campionati non si vincono a novembre e nemmeno si perdono a gennaio: l’ignaro cervellone che ha partorito il calendario, per la prima volta asimmetrico nella storia della serie A, ha trovato involontariamente la soluzione più diplomatica. Asimmetrico non è solo il calendario, ma tutto il campionato a cui la Figc e la Lega hanno dato il proprio assenso perché è un dato di fatto che la Salernitana ad oggi non abbia cambiato proprietà, ma sia in un limbo, sospesa tra una gestione ben riconducibile a due proprietari ed una, quella attuale che è precaria e transitoria per scelta. E’ un peccato che domani uno degli ex patron, ora semplici disponenti della situazione, non ci sarà. Lotito, Marchetti, Fabiani, invece, si spera possano esserci per assistere alla propria sconfitta, sancita dalla presenza in massa della tifoseria granata che si recherà a Roma per sostenere la squadra, ma soprattutto per rivendicare dignità ed un futuro certo e solido per la Salernitana, prima figlia minore di Lotito ed oggi sorella povera delle altre diciannove società di serie A, che l’hanno accettata nel loro consesso per interesse e non per altro, pensando, forse, che una società in difficoltà per questioni non legate al campo sarebbe stata un pericolo in meno per tutti. Ora, la speranza è che il carisma di Ribery possa bastare a compiere l’impresa non tanto di far punti contro la Lazio, ma di farne a sufficienza da qui a fine dicembre per far sì che da gennaio in poi possa cominciare il vero campionato della Salernitana, finalmente libera e liberata, si spera, senza più legami con il passato che, seppur vincente, ha fatto di tutto per non farsi rimpiangere. Sarà l’occasione per dire addio a Claudio Lotito, ma serve in tutto e per tutto una frattura netta con il passato che è sconfinato in questo tempo presente e sospeso. La Salernitana non è questione privata o di famiglia. Il tempo è scaduto. Chi ha voluto questo scempio non si nasconda alla sua vergogna. E non si nascondano i trustee che nei prossimi giorni dovranno comunicare ai tifosi lo stato dell’arte. A maggio si diceva che in un mese non si potesse vendere neanche un’automobile. Dopo più di sei mesi, si spera che dalla motorizzazione sia arrivato il via libera.
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