La Salernitana perde ancora, incassa la sconfitta numero diciassette del suo campionato che è sempre più una lenta ed inesorabile agonia. Ultima in classifica, la squadra granata si fa beffare all’Arechi dal Monza che è sicuramente superiore come rosa, come gestione tecnica, ma soprattutto come organizzazione societaria. Le parole a fine partita di Raffaele Palladino, ex che non ha dimenticato i suoi trascorsi a Salerno, andrebbero ascoltate a loop dalla società granata: la fortuna di un allenatore, ha detto Palladino, soddisfatto per la vittoria ma anche sinceramente dispiaciuto per le difficoltà dei granata, è avere un grande dirigente come Galliani. La Salernitana continua a cercare la soluzione del problema, senza voler ammettere quale sia il vero problema. Ed è questo il motivo per cui la stagione è cominciata male e sta proseguendo peggio, regalando solo delusioni e mortificazioni ai tifosi. A proposito, erano quasi ventimila sabato, anche grazie alle iniziative del club che dovrebbe prendere spunto e riproporle per evitare che l’Arechi, già terra di conquista, si trasformi anche in una cattedrale nel deserto. Il problema, dunque. Qual è il nocciolo della questione? Nessuno ha la verità in tasca, ma qualche considerazione va fatta e magari qualcuno l’ha fatta anche in tempi non sospetti. La Salernitana è una società atipica, in cui ci sono figure manageriali e dirigenziali di alto profilo ma provenienti da altre realtà. Manca un dirigente che abbia esperienza del calcio nel senso più pieno, che abbia conosciuto lo spogliatoio e le sue dinamiche, che possa dare una parola di conforto o anche richiamare un calciatore. Il vice presidente Petrucci è entrato in contatto con la squadra nei giorni scorsi, ma agli occhi dei calciatori era una figura piombata dall’alto, una sorta di visitatore cui portare rispetto, ma che, pur accompagnato dall’ad Milan, non ha la capacità di far presa su un gruppo in difficoltà, per il semplice fatto che non c’è un rapporto preesistente, non c’è una frequentazione continua. Insomma, si continua a prediligere la forma, l’immagine, ma a badare poco alla sostanza, salvo poi pretendere miracoli da Sabatini e dall’allenatore. Il mercato estivo è stato condizionato per quanto riguarda la linea dai paletti fissati dal presidente Iervolino. La scelta dei calciatori è stata opera del ds De Sanctis che ha ripiegato insieme ai suoi collaboratori su terze e quarte scelte ed ha sbagliato anche per eccesso di aziendalismo a presentarle come opzioni più convenienti e potenzialmente più redditizie di altre. L’esempio Soulè è il più lampante. Non è stato risolto il caso Dia nel mercato estivo ed a gennaio la situazione del senegalese non è cambiata. Nemmeno Sabatini ha trovato acquirenti e, frenato dall’indice di liquidità, ha portato a termine operazioni a loro volta non sempre di primissima fascia. Pasalidis e Pellegrino non erano le prime scelte, su Manolas e Boateng le incognite fisiche erano state prese in considerazione ma si è voluto rischiare anche per aggiungere esperienza e carisma nello spogliatoio e magari per dare un nome alla piazza. Zanoli ha fin qui fatto molto poco, Pierozzi e Basic hanno messo tantissimo impegno come Weissman che ha pure fatto gol al debutto. La scelta di esonerare Inzaghi e di ingaggiare Liverani al momento non ha pagato. Ed ora la società del presidente Iervolino, agli occhi dei tifosi assente ingiustificato sabato all’Arechi, continua a commettere l’errore di scaricare su altri le sue colpe. Nel mirino, dopo i calciatori, dopo i direttori e dopo gli allenatori di turno, ci sono i procuratori. Lo ha detto l’ad Milan, trasferendo alla stampa il malcontento del presidente Iervolino. Un club che da ottobre ha sospeso l’attività di scouting, intesa come viaggi per visionare dal vivo i calciatori, ed a gennaio s’è fidato degli agenti, limitandosi magari a dare un’occhiata a qualche video, dovrebbe fare mea culpa e prendersela solo con se stesso. Non ci sono colpevoli all’esterno della Salernitana, se non nella misura in cui a costoro il club ha permesso di fare danni. Le responsabilità sono all’interno e partono dal vertice. Lacune e mancanze sono state più volte evidenziate e, comunque vada la stagione, c’è quantomeno da augurarsi che se ne faccia tesoro per il futuro.
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