La prima impresa è stata riuscire a compilare una lista di convocati degna di tal nome. Leonardo Menichini è arrivato faticosamente a quota 18 calciatori arruolabili, facendo salire sul pullman che ha portato la squadra a Terni anche Pollace, alla prima convocazione dopo oltre due mesi di oblio. Diciotto calciatori, compresi l’ex terzino della primavera laziale, il secondo portiere Strakosha, Trevisan, ampiamente bocciato sul campo al punto che a gennaio si è fatto di tutto per cederlo, non riuscendovi, e Bus, buttato nella mischia per una manciata di minuti contro il Pescara ma ancora ingiudicabile. Non è l’abbondanza, insomma, la peculiarità della rosa granata che oggi sarà a disposizione di Menichini, ma il tecnico toscano ha saputo fare di necessità virtù già lo scorso anno, ottimizzando le risorse e gli uomini arruolabili e cogliendo risultati importantissimi. In difesa, oltre a Prce, mai visto all’opera per via della pubalgia, al lungodegente Schiavi, atteso in gruppo dalla prossima settimana, e a Tuia, che oggi sosterrà un primo test agonistico con la Primavera di scena ad Udine, mancano anche lo squalificato Empereur e Rossi, infortunato a sua volta. In mediana Zito sconta un turno di squalifica, mentre Ronaldo è reduce dall’intervento al menisco e si rivedrà tra qualche settimana. A peggiorare la situazione anche il forfait di Odjer, il più dinamico e brillante sul piano fisico dei centrocampisti. In attacco, invece, la situazione è sicuramente migliore. Gabionetta ha scontato la squalifica e l’unico indisponibile è Tounkara. Diciotto uomini contati sono davvero pochi nell’epoca delle panchine allargate, ma tant’è. Tocca arrangiarsi e, soprattutto, sfruttare le forze a disposizione nel modo più sagace. Menichini ci ha pensato tutta la settimana, mettendo sui due piatti della bilancia virtù e difetti dei singoli. Il 3-5-2 torna ad essere l’abito più adatto come era stato spesso l’anno scorso per poter mascherare i limiti difensivi ed esaltare la coppia Coda- Donnarumma, divenuti inseparabili per Menichini e meritevoli di conferma dopo la prestazione di spessore e sacrificio fornita col Pescara. La gara di Terni per la Salernitana è una prova da non fallire, forse una delle ultime possibilità per risalire sul treno salvezza o quanto meno per non vederlo allontanarsi in modo irrimediabile. Dopo il pari col Pescara, conquistato con carattere ed abnegazione, ora alla Salernitana si chiede di non rimandare ulteriormente il ritorno al successo in trasferta perchè solo un colpo esterno può avere l’effetto di rilanciare la squadra granata nella corsa salvezza. Pochi uomini, scelte quasi obbligate, ma tanta voglia di provarci: Leonardo Menichini ha suonato la carica alla vigilia del match ben sapendo che il tempo a disposizione è sempre meno e che, pur con tutte le difficoltà da affrontare nel presente, non ci si possa attardare ancora o limitarsi a sperare che il vento prima o poi prenda a girare nel verso giusto. La Salernitana ci ha messo molto del suo per trovarsi in questa situazione. Proprietà, dirigenza, tecnico e squadra hanno le loro colpe ed il cambio in panchina è stato l’estremo tentativo, peraltro a tempo abbondantemente scaduto (il mercato si è chiuso con Torrente in panchina a La Spezia), di raddrizzare la barca. La speranza è che questa squadra, affidata alle cure di Menichini, possa riuscire nell’impresa, ma la proprietà deve fare il mea culpa e progettare fin d’ora un futuro degno della piazza, a prescindere dalla categoria. Se sarà in B, nessuno storcerà il muso.
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