E’ stato inaugurato quest’oggi il nuovo reparto di Pediatria dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona, a Salerno. Nella Pediatria del Plesso Ruggi è collocata anche la stanza dedicata anche ai piccoli pazienti della radioterapia oncologica, il cui arredamento è stato acquistato grazie alla donazione ricevuta dall’Ance-Aies del presidente Vincenzo Russo. Anche in questa cameretta, come in quelle del reparto di Radioterapia Oncologica, il maestro Silvio Irilli ha voluto disegnare un suggestivo murales. Il bunker del reparto di radioterapia è stato così trasformato in un grandissimo acquario, del garden hospital adiacente e di uno spazio completamente dedicato agli adolescenti che devono sottoporsi a radioterapia. Parole di soddisfazione da parte del direttore generale del Ruggi, Nicola Cantone. “Abbiamo ristrutturato quest’ala del Reparto – spiega il dg – in tempi brevissimi, circa tre mesi. Abbiamo ridato dignità ad un reparto. Non dimentichiamo che qualche mese fai i Nas avevano fatto alcuni rilievi anche su questo reparto, come purtroppo avviene per tanti altri del Ruggi. E’ solo un anno che stiamo lavorando tra il commissariamento e la direzione generale. Abbiamo fatto il nuovo reparto di neurochirurgia, così come quello di pediatria e abbiamo finito il Rooming-in, che verrà inaugurato entro la fine di maggio. Servono i medici, – rimarca Cantone – c’è una carenza di personale che riguarda tutta la regione Campania e il Ruggi in particolare, atteso che siamo l’azienda più grande della Campania con i nostri 1037 posti letti. In base all’atto aziendale servirebbero 600 unità lavorative, io firmerei domani mattina per cento unità”. Preziosi i contributi dell’associazione Open (Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma Onlus) presieduta da Anna Maria Alfani, di Trenta Ore per La Vita, della Fondazione della Comunità Salernitana, di Nino Marone e tanti altri sostenitori del progetto. Per l’occasione è tornata a Salerno una grande amica della Open, Lorella Cuccarini testimonial oltre che socia fondatrice dell’Associazione Trenta Ore per la Vita. “Io ci ho messo la faccia oltre 22 anni fa – spiega Lorella Cuccarini – e ho amato subito Trenta Ore per la Vita che fa parte ormai della mia vita. Ho sposato questo progetto perché mi dava la possibilità di andare a verificare come effettivamente venivano utilizzati i fondi raccolti. Io ho cerco di essere non solo testimonial, ma testimone oculare che le cose vengono fatte”.
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