Non sarà solo colpa di Burian se stasera all’Arechi si dovesse toccare il minimo stagionale di presenze. Il meteo sfavorevole inciderà fino ad un certo punto, di sicuro peseranno i risultati deludenti che sono la diretta conseguenza di scelte ed atteggiamenti che non hanno convinto e non sono piaciuti. Per niente. Dalle parole di Lotito, che hanno provocato la reazione della tifoseria, a quelle di Fabiani, che dopo la sconfitta di La Spezia ha preferito puntare il dito esclusivamente contro l’arbitro, fino alla scelta degli irriducibili che erano al Picco di lasciare gli spalti prima del fischio finale in segno di protesta: è successo di tutto e di più in pochi giorni ed ora bisogna capire se sia possibile rimettere insieme i cocci. Il collante buono per tutte le stagioni è il refrain che a Salerno si sente spesso in questi momenti e cioè che ora si deve salvare il salvabile e, dunque, bisogna portare la squadra in zone tranquille della classifica. Il fatto è che la pazienza e l’amore della tifoseria meriterebbero altre note, altri accordi, altre parole e, soprattutto, altri refrain. Ora, è chiaro, l’obiettivo della salvezza è prioritario ma ciò non toglie che alla tifoseria granata la proprietà e la dirigenza dovrebbero chiedere scusa, se non altro per non aver saputo mantenere fede alle promesse estive quando si parlava di playoff apertamente. Ecco perchè ora come ora nessuno potrà e dovrà bacchettare chi deciderà di stare a casa o chi, recandosi allo stadio e non trovando l’auspicata soddisfazione, dovesse decidere di contestare. Non si vincono i campionati solo perchè si fa il pienone allo stadio. Bastasse questo, non solo Salerno ma anche tante altre piazze del meridione sarebbero stabilmente in serie A. Occorre programmazione non solo qui, ma a tutte le latitudini. E se manca questa, tutto il resto è folclore, chiacchiere in libertà, un refrain destinato a stancare. Tappatasi la bocca subito dopo la sconfitta di La Spezia, ora la Salernitana deve parlare soprattutto sul campo. Servono fatti, del resto, non parole. Quelle, in fondo, da tempo hanno stancato.
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