Un giocatore non si giudica da un calcio di rigore, ma ci vorrebbe un po’ più di chiarezza nelle fasi che precedono un tiro dagli undici metri. Sul dischetto non si devono inscenare balletti, ma bisogna andare decisi e sicuri perchè segnare o meno un rigore può fare tanta differenza. Pensate quanto avrebbe pesato l’errore di Kiyine, rincarato da quello sulla ribattuta di Bocalon che ha centrato l’incrocio a portiere battuto, se la Cremonese, una volta ritrovatasi con l’uomo in più per l’ingenua espulsione di Popescu, avesse segnato un gol nel finale di partita. E’ vero che la Salernitana neanche una volta in dieci uomini ha davvero sofferto, ma proprio per questo aumentano i rimpianti perchè, fosse andata diversamente dal dischetto, i granata avrebbero potuto conquistare l’intera posta in palio compiendo un passo decisivo per la salvezza. Quel rigore sarebbe toccato a Ricci, ma poi Kiyine ha convinto anche i componenti della panchina a cambiare idea emulando in tutto e per tutto Zito che nel derby con l’Avellino si era assunto la responsabilità di calciare il rigore i barba alle gerarchie ed alle indicazioni di Colantuono. Fa specie che, avendo in campo calciatori di maggiore esperienza, Rosina su tutti, la Salernitana si sia ritrovata ai piedi di Kiyine, il più giovane in campo, per la trasformazione del calcio di rigore. In una partita sostanzialmente equilibrata il tiro dagli undici metri è l’episodio che avrebbe potuto fare la differenza. In precedenza i due gol che hanno determinato il pari erano giunti da palla ferma. Minala, subentrato all’infortunato Zito dopo nemmeno venti minuti, aveva portato in vantaggio i granata, sfruttando una deviazione aerea di Monaco sul corner di Kiyine, schierato da esterno d’attacco nel tridente con Bocalon e Rosina. Neanche il tempo di gioire che la Cremonese pareggiava sfruttando la stessa arma. Punizione, concessa con troppa leggerezza dalla difesa granata, e stacco di Canini che rimetteva le cose a posto per i grigiorossi. Il primo tempo riservava in chiusura il suo momento clou con il più volte citato episodio del rigore fallito, mentre la ripresa era un lento scorrere verso l’epilogo, ravvivato solo nel finale dal testa a testa tra Piccolo e Popescu da cui scaturiva l’espulsione del granata, caduto nella trappola della provocazione. Finiva in parità e tutti, più o meno, contenti.
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