Sono scesi in campo in tanti per il nuovo corso calcistico barese. La città, capoluogo della Puglia, ha tradizione e bacino d’utenza, ed uno stadio che ha visto le notti magiche: che faccia gola a tanti è, dunque, scontato. Ma la vicenda è più complessa. Se a scendere in campo sono imprenditori che nel calcio sono più che mai attivi e protagonisti, allora c’è dell’altro. De Laurentiis, proprietario del Napoli, ha costituito una società per fare grande il Bari ed ha annunciato la rivoluzione in tema di multiproprietà. Per il Bari hanno manifestato interesse il patron del Torino, Urbano Cairo, ed anche Claudio Lotito, che sente particolarmente attuale il tema della multiproprietà per il fatto di avere, oltre alla Lazio, un’altra società, che non ha ritenuto di dover nemmeno menzionare nel corso di una lunga intervista concessa ad una emittente barese, ossia la Salernitana. Si potrebbe pensare che sia nato un fronte per il superamento delle Noif, allo scopo di consentire, come accadeva in passato, ad uno stesso soggetto di possedere più società senza vincoli di categoria. Meno di vent’anni fa, in fondo, era così. Preziosi era il patron del Como e del Genoa, Gaucci aveva Perugia e Catania in B, oltre ad altre società in serie C. Ancor prima Sensi, patron della Roma, provò a riportare in alto il Palermo. Insomma, la storia è ricca di casi del genere che potrebbero fare giurisprudenza. Chissà. C’è una differenza, però. De Laurentiis è proprietario, ad oggi, di un solo club. Lotito, invece, ne ha già due. La storia dice questo come dice che il Bari ha disputato più campionati di massima serie della Salernitana, ma anche più di Frosinone e Crotone che in A si sono affacciati di recente e che ci hanno preso gusto. Il Frosinone ci è appena tornato, il Crotone proverà a ritornarci e così il Benevento che, fino al 2016, non aveva mai visto neanche la serie B. Se la storia scendesse in campo, queste società non dovrebbero ambire alla massima serie ed invece non è così. Zitta, zitta, in fondo, nei suoi 99 anni di storia la Salernitana ha disputato due campionati di serie A e più di qualcuno in B ed ha dato pure un certo contributo all’evoluzione del calcio italiano. Il Vianema è nato a Salerno, tanto per fare un esempio. La storia, insomma, è questa e non si vede il motivo per cui non la si possa aggiornare nel senso che debba essere vietato pensare che un domani la Salernitana possa tornare in serie A. Allo stadio si va per incitare la squadra a fare gol, non autogol. A Salerno, invece, sembra si voglia tirare il freno a mano, tornare indietro anziché progredire stimolando la proprietà a crescere e pensare in grande. Oggi a nessuno è dato sapere per quanto tempo ancora Lotito avrà voglia di fare calcio a Salerno, ma il punto è un altro: se all’attuale proprietà, la città non trasmette il desiderio di sognare, perchè mai, un domani, un eventuale nuovo proprietario dovrebbe puntare al massimo?
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