AGROPOLI, UN PAPOCCHIO LA RIAPERTURA DELL’OSPEDALE

Sindacati critici sulla riapertura dell’ospedale di Agropoli. In una le motivazioni contro la scelta dell’Asl. “Dalla lettura della rassegna stampa e, da alcune indiscrezioni filtrate, senza informativa alcuna alle RSU ed alle OO.SS.  si apprende che il Direttore Generale  ha  autorizzato la riapertura di diversi servizi, già chiusi recentemente e precedentemente,   del Presidio Ospedaliero di Agropoli quali il servizio di Radiologia e di Laboratorio analisi con l’istituzione ex novo di n 4 posti di unità critica per la stabilizzazione dei pazienti e con la predisposizione di un macchinario di radiologia portatile ed una barella grigliata. A distanza di circa 2 anni la ASL fa un passo indietro in maniera inusitata e senza individuare alcun criterio e senza seguire le regole riapre sulla carta con enorme aggravio di spesa Servizi in un Ospedale vuoto. Vogliamo ricordare che circa 100 dipendenti, per questa scelta scellerata, furono deportati negli Ospedali limitrofi senza possibilità di alternativa e che tutta l’area di degenza ospedaliera è stata chiusa costringendo migliaia di persone a rivolgersi altrove. Ma non bastava, secondo i Giudici e secondo le relazioni presentate dalla ASL in giudizio, per Agropoli un PSAUT? Ora si vuole riaprire senza regole, e per quali fini? Vogliamo ricordare a chi in questi giorni lascerà l’incarico ed a chi arriverà come Commissario o come nuovo Direttore Generale che va superato per ulteriore Decreto il Decreto 49 e che vanno determinate prima le risorse umane e finanziarie e vanno espletate le procedure sulla sicurezza determinando il rientro del Presidio Ospedaliero di Agropoli nella rete di emergenza ospedaliera e vanno fatti rientrare i dipendenti deportati: se ciò non avverrà sarà una ulteriore presa in giro della politica all’utenza ed ai dipendenti , se invece come crediamo la ASL proseguirà nel suo intento saremo costretti a presentare un ricorso ex art 700 a tutela della sicurezza dell’utenza e dei dipendenti.”

Autore dell'articolo: Marcello Festa