APERTI A CENA: RISTORATORI RICEVUTI DAI PREFETTI –

Il Prefetto di Salerno, Francesco Russo, riceverà domani i rappresentanti dell’Acs, l’associazione che riunisce gli imprenditori salernitani del settore della ristorazione, che ha aderito all’iniziativa promossa dal collettivo Tni-Tutela Nazionale Imprese che ha indetto per il 15 gennaio un flashmob. La protesta consisterà nel tenere aperti i ristoranti anche dopo le 18, simulando la

cena fino all’orario del coprifuoco, le 22. I ristoratori si domandano perchè mai possano lavorare a pranzo e non nelle ore serali.
“Perché un locale ‘sicuro’ alle 12 smette di esserlo alle 18? Se l’indice di contagio Rt è basso, se la regione è in zona gialla e le attività commerciali sono aperte, perché i ristoranti non possono lavorare a cena o nei fine settimana, non possono svolgere la loro attività in sicurezza, come accade per un negozio o un ufficio?”. A dirlo è Pasquale Naccari, portavoce del collettivo TNI – Tutela Nazionale Imprese e presidente di Ristoratori Toscana, che ha rivolto i quesiti ai Prefetti delle regioni in zona gialla. A loro, e per conoscenza ai ministri dell’Economia e delle Attività Produttive Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, la Federazione ha inviato una lettera chiedendo di fornire i dati che individuano i pubblici esercizi come luoghi di contagio e sulle cui basi sono state imposte dal Governo le chiusure. “Il Governo – riprende Naccari – deve continuare a sostenerci, come ha fatto a novembre e dicembre, mesi per i quali ci stanno arrivando i ristori che sono briciole, sia chiaro, ma ci stanno permettendo di sopravvivere anche se a fatica. Tolleranza zero nel caso, invece, venisse deciso di abolire la possibilità di vendita d’asporto”. Domani, in tutte le città italiane che hanno aderito, i rappresentanti saranno ricevuti dai prefetti. Con l’hashtag #ioaprosoloinsicurezza, venerdì gli imprenditori accenderanno luci e musica e apriranno le porte dei propri locali simulando una cena alla quale partecipano titolari e dipendenti del locale che non sono in cassa integrazione. Tutto questo per una protesta forte, significativa, ma responsabile, nel pieno rispetto della salute pubblica.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto