APPENA 8MILA ALL’ARECHI PER L’ESORDIO. FLOP ABBONAMENTI

Una timida impennata a poche ore dal fischio d’inizio di Salernitana-Pescara. Il piatto comunque piange: in mezzo ai container che oggi faranno da sfondo al match con gli abruzzesi, il cassiere ha contato gli ultimi 272 abbonamenti e ha ricavato il totale. Sono state vendute 2643 tessere. Sugli spalti oggi ci saranno non oltre 8mila spettatori. Ieri erano stati venduti 3454 biglietti (280 dei quali a Pescara). Il 25 agosto dello scorso anno, per il debutto casalingo della Salernitana, lo stadio fu popolato da quasi 13mila persone. Il disastro calcistico dell’ultimo campionato, la salvezza guadagnata ai calci di rigore, le incomprensioni, i dissidi tifosi-società hanno contribuito ad un contesto di diffidenza e scetticismo. Non bastano Cerci, Giannetti, Ventura e il proclama «faremo di tutto per andare in serie A» per riportare la gente sugli spalti, a scatola chiusa. Il tifoso granata adesso chiede fatti. Non soltanto nomi e proclami. Ieri sera, due minuti dopo le ore 20, consegnato il report, la Salernitana ha precisato che i calcoli relativi agli abbonamenti venduti sono provvisori, perché le ricevitorie non avevano ancora concluso l’emissione delle ultime tessere. L’aggiornamento verrà fornito oggi allo stadio, al massimo lunedì. Non cambierà in ogni caso la sostanza: il dato ufficiale, ma non definitivo, dal quale ci si potrà discostare lievemente, è il più basso dal 2013 ad oggi, il terzultimo nella classifica delle «fidelizzazioni» durante la gestione Lotito-Mezzaroma, dal 2011. Nell’ultimo campionato di Serie B, gli abbonati sono stati 4085. Dato superiore alla stagione 2017-2018 (3381) ma non certo da record per Salerno. Nel 2016/17, gli abbonati della Salernitana furono 4583, di nuovo sull’altalena dopo l’incoraggiante trend fatto registrare nel 2015/16 (5418), il più alto nel decennio 2009-2019, complice anche il ritorno in serie B. A ritroso, furono 2950 nel 2014/15 e 4736 nel 2013/14. Il «progetto» nel 2012/2013 fece presa su 205 abbonati.

Autore dell'articolo: Eugenio Marotta