CANI IMPICCATI: LO SDEGNO DEL COMITATO “UNITI PER CHICCA”

Risale a due giorni fa l’agghiacciante ritrovamento di tre cani impiccati nei pressi del santuario della Madonna dell’Eterno, a Montecorvino Rovella. Le foto, che hanno fatto il giro del web, hanno scatenato sentimenti misti a dolore e rabbia che, dalla provincia di Salerno, si sono estesi al resto d’Italia, con l’intenzione di individuare al più presto gli autori di tale scempio. Dei tre cani barbaramente uccisi, due non risultano essere microchippati, mentre il terzo era provvisto di un microchip non inserito, però, in anagrafe canina. Sembra si trattasse di cani vaganti, randagi o forse semi padronali, che a volte venivano nutriti dai visitatori del santuario e da alcuni dipendenti della Comunità Montana.

Il comitato spontaneo “Uniti per Chicca”, nato a Salerno in seguito all’uccisione di una cagnolina massacrata a calci lo scorso febbraio in un quartiere periferico della città, si unisce al coro di indignazione e richiesta di giustizia anche per loro, vittime di un atto tanto vile quanto particolarmente lucido e atroce, chiedendo però che si vada al nocciolo della questione. Montecorvino Rovella è, infatti, una realtà rurale, come tante nella provincia a sud di Salerno. Gli attivisti, singoli o appartenenti ad associazioni animaliste, qui non hanno vita facile: si adoperano, praticamente senza aiuti, per salvare sul posto i cani ed evitare loro il trasferimento in strutture convenzionate, spesso distanti molte decine di chilometri; si ritrovano a doverli sterilizzare a proprie spese e ad affrontare, da soli, l’intollerante di turno, chi li abbandona e, non ultimo, chi fa partorire il proprio cane e pretende poi che siano i volontari a sistemare i loro cuccioli. Un volontariato che ha un conseguente, notevole beneficio, per le casse comunali.

Se uno o più criminali hanno avuto modo di compiere una simile atrocità, questo è stato possibile anche perché si trattava di cani “invisibili”. Animali non microchippati, dunque di nessuno, che non esistevano ufficialmente né come cani liberi, né tantomeno come animali padronali. Eppure, di taglia grande, non potevano non essere stati notati in precedenza. Erano randagi? Vivevano in strada oppure provenivano da aziende o terreni privati? Sono stati le vittime sacrificali di una vendetta tra vicini? O magari erano “colpevoli” di aver ucciso, per fame, qualche animale da cortile? Probabilmente non lo sapremo mai, complice un’omertà diffusa. Ma dove sono le Istituzioni che hanno il dovere di monitorare i cani sul territorio? Perché la Legge Regionale 24 novembre 2001 n. 16, che stabilisce i compiti di Sindaci e Veterinari delle ASL, è puntualmente disattesa?

Ciò che si rende necessario e urgente, oggi, è un capillare censimento ed un costante monitoraggio della popolazione canina: controllo dei microchip, sanzioni per i possessori di cani che non lo hanno e per coloro che li detengono ancora a catena e in cattive condizioni igienico-sanitarie. Va costituita una task force di controllo comunale, con verifiche serrate fin dentro le abitazioni private, punendo di non si attiene alle leggi. Chi fa partorire il proprio cane ha l’obbligo di non cedere i cuccioli prima dei due mesi e di far inserire loro il microchip. Dalla legge della Regione Campania 16/2011: “L’iscrizione deve avvenire entro il termine di 60 giorni dalla nascita o dal possesso del cane. (…) Chiunque ometta di iscrivere il proprio cane all’Anagrafe è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma fino a 464.81 euro”.

Questo è compito delle Istituzioni: i volontari possono affiancarli, ma non sostituirsi ad essi. L’amministrazione comunale di Montecorvino Rovella, invece, nel tentativo di ridurre il numero dei cani nella struttura convenzionata, ovvero di far risparmiare alle casse dell’ente civico questo costo annuo, con una delibera del 2014 stabilì che, adottando uno dei cani ricoverati presso il canile, sarebbe stata prevista una riduzione fino a 650 euro sulla tassa rifiuti per ogni famiglia adottante. Uno dei tre cani impiccati, provvisto di microchip non inserito in anagrafe canina, invece, conferma tristemente che è invece con un certosino impegno sul territorio che si combatte il randagismo, affiancandolo ad iniziative di sensibilizzazione, affinché la carneficina di due giorni fa sia l’ultimo episodio di cui siamo stati impotenti spettatori.

Il comitato spontaneo “Uniti per Chicca” resta disponibile a supportare i volontari del territorio per un proficuo e, si spera, prossimo incontro, con l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Egidio Rossomando e con i veterinari della competente ASL.

Autore dell'articolo: Marcello Festa