CENTENARIO: A SANTA TERESA LA CHIUSURA IN GRANDE STILE –

A Santa Teresa si è chiuso il cerchio. Il 19 giugno di un anno fa, infatti, proprio sullo storico arenile del lungomare di Salerno, alla presenza dell’allora tecnico granata, Stefano Colantuono, prendevano il via ufficialmente ed idealmente i festeggiamenti per il centenario della squadra granata. Ieri, proprio a Santa Teresa, si sono conclusi tre giorni di celebrazioni per il Centenario con un altro, travolgente bagno di folla. Dall’Arechi a Piazza Mazzini, da Piazza Casalbore a Santa Teresa l’onda granata è stata calorosa e rigenerante perchè il popolo che si è messo in marcia, scendendo nelle strade e gremendo le piazze, ha manifestato

un amore che non conosce età, categorie, confini. Un amore puro, genuino, profondo, gridato ad alta voce o manifestato semplicemente con la presenza, con i simboli di una fede sportiva che è anche un fenomeno sociale difficile da spiegare, più ancora da capire per chi non è di Salerno e non è riuscito a calarsi in questo contesto. Lo hanno compreso bene, però, quei calciatori del passato che in questi giorni sono tornati in città e sono stati sommersi dall’affetto della gente, a cui brillavano gli occhi nel vedere tutta questa passione così forte, così vera, e che, di certo, non hanno mai liquidato con quel termine così insulso di cui si abusa oggi, pressione. Ciro Ferrara, Roberto Breda, Luca Fusco, Giovanni Pisano, Roberto, Cardinale, Gigi Genovese, Claudio Grimaudo, Giuliano Melosi, Emanuele Ferraro, Arturo Di Napoli, Evans Soligo, Claudio Ferrarese, Matteo Mancuso, Domenico Botticella, Mauro Facci, Carlo Ricchetti, Renato Greco, Giorgio Di Vicino, Davide Moro, Antonio Efficie, Vittorio Tosto, Davide Bombardini, Alessandro Del Grosso, Francesco Montervino, Ciro De Cesare, Enrico Amore, e gli altri che erano presenti, come i salernitani Capone, Viscido e Sironi, ieri o nei giorni scorsi, come Igli Vannucchi che a malincuore non ha potuto partecipare al triangolare sulla sabbia, non se la sarebbero mai tolta quella maglia. Hanno vinto ed hanno perso con quella maglia, ma hanno lasciato una traccia e gli applausi con cui sono stati accolti ieri lo dimostra. Salerno ha festeggiato la sua squadra e la sua tradizione sportiva, ma anche il suo senso di appartenenza, la sua capacità di muoversi in massa per centrare un traguardo. Ed anche ieri la gente ha vinto, con il suo calore ed il suo colore, con la sua voglia di cantare per la Salernitana. Generazioni di salernitani, dai più grandi ai più piccoli, anche ieri si sono ritrovate nello stesso posto per la stessa ragione, perchè la Salernitana è la fede laica di una città che ha bisogno di tornare a sognare, di vivere un’altra primavera calcistica e non solo, e che non ha mai smesso di identificarsi con quella maglia e con i suoi simboli. Restare sordi dinanzi al potente richiamo di un popolo così appassionato ed attaccato alle proprie radici sarebbe la più grande offesa recata ad una storia lunga cento anni e che non è certo finita qui.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto