La provincia di Avellino e quella di Salerno sono tra le più colpite in Italia dall’emergenza ungulati. A comunicarlo il direttore di Coldiretti Avellino, Salvatore Loffreda e il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio. “Nell’ultimo triennio – spiega Sangiorgio – i cinghiali in provincia sono triplicati e hanno superato il milione di capi. Lanciamo un appello al Prefetto, alle istituzioni, ai sindaci per affrontare l’emergenza faunistica. Senza risposte esaustive non escludiamo di rafforzare la mobilitazione. Il problema – osserva Coldiretti Salerno – è anche sanitario: i cinghiali, infatti, sono portatori di focolai di brucellosi e rischiano di contagiare gli allevamenti regolarmente registrati e soggetti a profilassi di Stato obbligatoria. Le situazioni più gravi si registrano nella Valle del Calore, nell’area degli Alburni, tra Castelcivita, Ottati, Sant’Angelo a Fasanella, Corleto Monforte, fino a Roscigno e Bellosguardo. Problemi gravi anche sui Monti Lattari e nei Picentini. Da anni – ricorda Sangiorgio – denunciamo il problema e facciamo proposte concrete, ma non si è giunti mai ad una soluzione condivisa. E’ stato anche elaborato un documento di base, sul quale si è avviato un proficuo confronto con Legambiente, che costituisce una prima proposta da approfondire”. Coldiretti Salerno, infine, ricorda che i risarcimenti non risolvono il problema: “Le imprese agricole in molti casi non denunciano neanche più – rivela Sangiorgio – e non sono in grado di garantire la normale programmazione aziendale”. Preoccupazione anche da parte di Coldiretti Avellino dal momento che “i cinghiali devastano ogni giorni colture di pregio, come le vitivinicole, le cerealicole, le nocciolicole e castanicole, danneggiando anche alberi di frutto e orti”. Coldiretti Avellino sollecita un intervento della Regione Campania: “Non si tratta più solo di un problema di risarcimento danni, indennizzi che spesso non coprono l’entità della perdita economica subita dalle aziende, ma di sicurezza nelle campagne. Il problema è ormai un’emergenza su tutto il territorio provinciale. Attualmente non vi è un rapporto equilibrato tra l’esigenza di tutela della fauna selvatica e l’esercizio dell’agricoltura. Servono strumenti per gestire la presenza degli ungulati sul territorio, comprese le aree protette”.
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