COMITATO SALUTE E VITA SI PREPARA AL TAVOLO IN COMUNE A SALERNO SU FONDERIE PISANO

Si è tenuta oggi, presso il Bar Verdi Caffè Letterario, una conferenza stampa a cura dell’Associazione/Comitato “Salute e Vita”, per raccontare gli ultimi tasselli relativi all’annosa questione delle Fonderie Pisano, venuti alla luce nelle ultime settimane. Pubblichiamo il comunicato stampa ufficiale ed integrale del Comitato:
C’è da premettere che, dagli organi di stampa, abbiamo appreso che il prossimo 7 giugno si terrà, presso Palazzo di Città a Salerno, il quarto incontro del Tavolo Tecnico sulle Fonderie Pisano, in cui saranno invitati a partecipare, come componenti del tavolo, i Sindaci dei Comuni di Baronissi e Pellezzano, il Direttore Generale e Sanitario dell’ASL di Salerno e l’Assessore all’Ambiente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola. Quest’ultimo, proprio una settimana fa, in occasione del “question time” del consigliere regionale Michele Cammarano, ha sostenuto quello che noi ribadiamo da anni, ovvero che i controlli su questo impianto industriale, che danno risultati apparentemente normali, stridono con la realtà che tutti i giorni vivono i cittadini della Valle dell’Irno, costretti quotidianamente a sopportare le esalazioni ed i fumi molesti delle Fonderie Pisano, definendo questi imprenditori “inaffidabili”, “irriguardosi” ed “irresponsabili”.Eppure, le varie figure professionali appartenenti all’Associazione/Comitato “Salute e Vita”, ovvero avvocati, medici ed ingegneri, con i fatti, nel corso degli anni, hanno dimostrato la loro competenza: è infatti risaputo che, solo grazie al nostro intervento, sono state scoperte diverse gravissime malefatte. A cominciare dalla mancanza del certificato antincendio: è grazie alla mobilitazione del nostro comitato popolare (contrapposta al silenzio di allora dei rappresentanti sindacali) se è stato sollevato il problema e si è evitata una tragedia come avvenne con la Thyssenkrupp e dunque se, nel 2017, i Pisano dovettero fare investimenti per le modifiche necessarie a garantire la sicurezza ai lavoratori che quotidianamente erano esposti a rischi ingiustificati solo per garantire risparmi e profitti a questi imprenditori.È merito nostro se è stato smascherato il conflitto di interessi che vedeva la professoressa Maria Triassi diventare, nell’ottobre del 2019, Consulente Tecnico di parte delle Fonderie Pisano nell’ambito dell’indagine penale per stabilire il nesso di causalità tra le morti nella Valle Dell’Irno e la presenza delle Fonderie Pisano, mentre dal 2016 svolgeva il ruolo di direttore scientifico per uno studio di interesse pubblico (lo SPES) che mirava a comprendere l’incidenza dello stesso stabilimento industriale sull’ambiente e sulla popolazione.
Siamo sempre noi ad esserci costituiti nei processi e ad aver ottenuto, dopo anni di richieste, di atti istituzionali e ben due sentenze del TAR, che la Regione Campania rendesse finalmente noti i risultati dello studio SPES, fino ad allora chiusi in qualche cassetto.E siamo, oggi, ancora una volta noi a sollevare l’ennesimo, possibile, conflitto di interessi. I sindacati dovrebbero spingere verso l’eliminazione delle cooperative che troppo spesso aumentano il precariato e fare il possibile per favorire l’assunzione diretta da parte delle aziende, affinché vengano garantiti ai lavoratori maggiori tutele. Eppure questo sembra non succedere all’interno delle Fonderie Pisano, dove, da informazioni in nostro possesso, verrebbero assunti operai attraverso una cooperativa – visura in allegato – nata ad aprile 2021, che vede come Presidente del Consiglio di Amministrazione il figlio del sindacalista della Segreteria Provinciale FIOM/CGIL di Salerno, nonché rappresentante sindacale RSU Fonderie Pisano, Angelo Clemente e, come Vice Presidente e Consigliere, due persone che sembrerebbero essere dipendenti delle Fonderie Pisano. Una cooperativa, “CLEMA”, il cui nome pare che richiami Clemente Angelo, ovvero il padre del responsabile della suddetta cooperativa, ma anche rappresentante sindacale delle Fonderie Pisano, il quale, appena un mese fa, ha dichiarato alla stampa, relativamente ai recenti controlli di Carabinieri, con Ispettorato del lavoro ed ARPAC, che l’azienda è “oggetto di veri e propri raid, come se commettessimo malefatte o non rispettassimo la legge”. Va sottolineato che, apprendiamo dalla stampa locale di quei giorni, “i militari del Noe e gli ispettori del lavoro hanno acquisito documenti relativi al contratto di lavoro dei dipendenti dell’azienda e la documentazione sui dispositivi di sicurezza sul lavoro”. Dunque, se questi controlli hanno avuto come obiettivo quello di verificare le norme di sicurezza per i lavoratori (o forse riguardavano proprio verifiche sulla cooperativa?), è surreale che un sindacalista possa definirli “raid”. A meno che non vi sia un palese conflitto d’interessi. Pertanto, se tutto questo dovesse corrispondere al vero e non ci sarà una smentita, allora non vi saranno più dubbi che tutto quello che abbiamo denunciato in questi anni, riguardante il comportamento della CGIL, è vero.
Ci è sempre sembrato strano che, negli anni, non ci risultino dichiarazioni rilasciate dalla CGIL a difesa dei lavoratori e della loro sicurezza sul luogo di lavoro, non una rivendicazione a loro tutela, pur sapendo, per esempio (ed Angelo Clemente all’epoca ricopriva un ruolo di responsabilità in merito alla sicurezza della fabbrica), che per anni è mancato il certificato antincendio, che metteva seriamente a repentaglio non soltanto la sicurezza degli operai che prestavano la loro opera all’interno della fonderia, luogo intrinsecamente ad elevato rischio di incendio, ma anche la popolazione nel contesto urbano in cui lo stabilimento è inserito. Così come non ci appariva normale che, ogni qualvolta la Magistratura indagava o venivano pubblicati studi epidemiologici (come quelli a cura di scienziati internazionali come i professori Annibale Biggeri e Francesco Forastiere, che a Taranto hanno dimostrato il nesso causale con l’ILVA e che si sono espressi in modo incontrovertibile anche nella Valle dell’Irno), si difendeva la proprietà, anziché elogiare l’impegno di chi chiedeva e pretendeva che venisse garantita la sicurezza sul lavoro. Oggi, invece, per quanto assolutamente non condivisibile, tutto questo sembra essere più chiaro.Se, come sembra si stia verificando anche stavolta, al prossimo Tavolo Tecnico sulle Fonderie Pisano del 7 giugno vi è la precisa volontà di non far sedere membri dell’Associazione/Comitato “Salute e Vita”, ovvero gli unici rappresentativi della comunità di cittadini residenti che da decenni si battono contro l’inquinamento atmosferico nella Valle dell’Irno, significa che, chi vuole un tavolo senza di noi, è complice di chi inquina e devasta la vita delle persone, così come complici sono le Istituzioni coinvolte. Significa che abbiamo la conferma definitiva che il Comune di Salerno non va nella stessa direzione dei suoi abitanti e non ha le medesime priorità nel voler accertare fino in fondo la verità. Non si crea un tavolo tecnico se si esclude l’unica realtà attiva che ha contribuito ad arrivare a pezzi di verità! Questa mancata convocazione sarà – se così avverrà – ancora una volta uno schiaffo da parte del Comune di Salerno, contro chi ha morti ed ammalati, contro chi vuole giustizia e verità. Questa ostilità da parte della Commissione Ambiente, se ancora si verificherà, non trova alcun motivo se non quello di impedire di far sedere al tavolo gli attori principali di questa tragedia, anche perché il presidente della Commissione Ambiente è andato più volte all’interno delle Fonderie Pisano, ha annunciato che lì vi avrebbe portato i colleghi, ha visitato la proprietà e dunque ci sembra assurdo e paradossale che non ci venga permesso di partecipare a questo questo incontro.Quello che è certo, è che le Fonderie Pisano continuano ad avvelenare l’aria che respiriamo. Alle denunce dei quotidiani miasmi nauseabondi provenienti da questo vetusto ed obsoleto stabilimento (l’odore è sempre quello acre inconfondibile di quando la fabbrica è in piena attività, che causa anche bruciore agli occhi e alla gola), si aggiunge un video di appena tre giorni fa, l’ennesimo che riprende, dall’esterno, l’attività del “mostro di Fratte”, in cui viene mostrato ancora una volta, in maniera inequivocabile, come i fumi fuoriescano dappertutto, tranne che dai camini. Solo nel 2018 l’ARPAC scrisse che i fumi prodotti dalle Fonderie Pisano rappresentavano un “pericolo esiziale”, ovvero mortale, per i lavoratori e la popolazione viciniori, perché non filtrati dai camini e contenenti tutte le polveri velenose ed i metalli pesanti. Esattamente come si evince anche dal video di questi giorni, che abbiamo prontamente inoltrato all’ARPAC Salerno, all’ASL di Salerno, al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Salerno, al Sindaco Vincenzo Napoli ed all’ufficio Regione Campania Autorizzazioni ambientali e rifiuti Salerno, per chiedere un intervento che ponga immediatamente fine a questo disastro ambientale.
Resta l’amaro in bocca perché è evidente che gli unici che hanno sempre avuto a cuore il benessere dei dipendenti e delle loro vite restiamo noi dell’Associazione/Comitato “Salute e Vita”, che da decenni parliamo di tutela della vita, della salute e del lavoro. Non abbiamo mai avuto l’interesse di danneggiare i lavoratori, ma anzi combattiamo anche per garantire la loro salute, visto che sono tanti gli operai che si ammalano e muoiono in quella fabbrica, oltre a centinaia di cittadini. E lo abbiamo fatto sempre solo noi, a differenza degli organi preposti.

Autore dell'articolo: Monica Di Mauro