CONTRABBANDO DI CARBURANTE, COINVOLTI ANCHE DISTRIBUTORI DEL SALERNITANO

Diciassette milioni di euro finiti sotto sequestro, 81 indagati 28 dei quali ritenuti inseriti in una associazione per delinquere, un milione di litri di prodotti petroliferi sequestrati, la scoperta di legami con ambienti della criminalità organizzata. E’ il bilancio dell’operazione del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza a conclusione dell’operazione, coordinata dalla procura di Napoli, che ha portato alla scoperta di un danno all’erario quantificato in 20 milioni attraverso l’immissione sul mercato di carburante, spesso di scarsa qualità e sulla cui provenienza sono in corso indagini. Una inchiesta, che già portò a una serie di arresti negli anni scorsi, avviata in seguito a una denuncia dell’Eni che aveva notato anomalie nella vendita di carburante da parte di una serie di distributori, la maggior parte nella provincia di Napoli ma anche nel Salernitano, nel Lazio e in Umbra. Una indagine che ha visto coinvolti anche i fratelli Gerardo e Ciro di Carluccio, quest’ultimo considerato il cassiere del clan camorristico dei Contini, titolare della Petrol Power, e impegnato nel commercio al dettaglio di carburante. Sono vari i sistemi adottati per evadere l’Iva, l’accisa e per ottenere ingentissimi introiti con il contrabbando di carburante, scoperti dal Nucleo della Guardia di Finanza, coordinato dal colonnello Giovanni Salerno. Tra i metodi escogitati il cosiddetto di sistema di ”frode carosello”:società che importano carburante destinato, solo sulla carta, all’esportazione e pertanto esente dall’Iva che veniva immesso invece nel mercato nazionale a prezzi concorrenziali. Nell’ambito dell’indagine è stato scoperto un traffico di olio lubrificante proveniente dalla Polonia che, adulterato e venduto per autotrazione, provoca seri danni alle vetture. Un altro sistema (definito ”Navi fantasma”) consiste nell’acquisto – per essere poi rivenduto con notevole vantaggio economico – di carburante destinato in maniera fittizia ad imbarcazioni (in regime di esenzione di accisa e Iva). Per dissimulare l’operazione fraudolenta si ricorreva a falsi documenti che attestavano la vendita mai avvenuta del prodotto a imbarcazioni che sono risultate neppure presenti nei porti dove, secondo i documenti, era avvenuta la consegna del carburante.

Autore dell'articolo: Redazione