DECRETO-SICUREZZA, PRIMI RISPARMI ANCHE A SALERNO

A Salerno i primi effetti postivi del decreto-sicurezza: in concomitanza con l’annullamento degli sbarchi, alcuni nuclei di extracomunitari si stanno spostando nelle strutture territoriali con disponibilità di posti inserite nell’elenco della Prefettura. Si svuotano alcuni altri centri, si realizza un notevole risparmio statale sui costi di fitti e gestioni da reimpiegare per aiutare italiani in difficoltà. Obiettivi sono il progressivo azzeramento delle richieste di asilo ed il decongestionamento del sistema di accoglienza: ad oggi sono attive oltre 9.000 strutture, con una spesa di oltre 2,7 miliardi a carico dell’erario.
Il Ministero dell’Interno chiarisce che, nelle more della verifica ‘caso per caso’ del possesso dei requisiti per l’ottenimento di asilo, al migrante anche non più iscritto all’anagrafe della popolazione residente continuano a essere assicurati i servizi di accoglienza e di assistenza, le cure mediche e i servizi scolastici per i minori. In Italia sono 98.000 richieste da assorbire entro l’anno grazie alla notevole riduzione dei flussi di ingresso incontrollato e alla velocizzazione delle procedure di riconoscimento. Pur restando invariate le tutele per chi fugge perché perseguitato o discriminato, per chi corre il rischio di condanne a morte o di tortura, per chi rischia la vita per conflitti armati nel proprio Paese, per coloro che versano in una condizione di particolare esigenza umanitaria e per le donne e i bambini, la ‘protezione umanitaria’ è ora concessa per ben definite circostanze e non, come in passato, sulla base della generica ed indefinita previsione di ‘seri motivi di carattere umanitario’. Previsione da cui scaturì il rilascio di un altissimo numero di permessi di soggiorno per ‘motivi umanitari’ che ha sostanzialmente inficiato l’inclusione sociale e lavorativa dello straniero: su circa 40.000 tutele umanitarie riconosciute dalle commissioni territoriali negli ultimi tre anni, circa 3.200 sono state le conversioni in permessi di lavoro e 250 in ricongiungimenti familiari. I diritti oggi assicurati sono concreti e reali: restano legittimamente le vittime di tratta, quelle di violenza domestica o di grave sfruttamento lavorativo, chi versa in condizioni di salute di eccezionale gravità, chi non può rientrare nel proprio Paese colpito da gravi calamità, chi compie atti di particolare valore civile nonché coloro i quali, pur non avendo i requisiti per il riconoscimento di una forma di protezione internazionale, corrono il rischio in caso di rimpatrio di subire persecuzioni o torture. Chi lo ha già ricevuto o è in attesa di ottenerlo, continua a rimanere legittimamente nel territorio fino alla scadenza del titolo e ad usufruire di tutti i benefici a partire dalla possibilità di convertirlo in permesso per lavoro o, eventualmente, per ricongiungimento familiare. Alla scadenza se non sussisteranno le condizioni per il rilascio di uno dei permessi speciali umanitari previsti dalla nuova normativa, dovrà lasciare l’Italia. Niente asilo politico per chi costituisce un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica o sia stato condannato con sentenza definitiva per reati gravi. Diniego o revoca della protezione internazionale per gli autori di reati di violenza, omicidio, spaccio di stupefacenti, furto, rapina, ecc. Immediatamente in Commissione l’istanza del richiedente asilo sottoposto a procedimento penale e considerato pericoloso o già condannato in primo grado: in caso di rigetto lo straniero sarà espulso, generando un effetto di deterrenza per gli altri richiedenti accolti in Italia e una risposta concreta in termini di sicurezza ai territori.
Lo SPRAR diventa Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI). Viene confermata la proficua modalità di accoglienza integrata che vede i sindaci protagonisti nella proposizione e definizione delle progettualità. Oggi il SIPROIMI conta su 877 progetti finanziati per 35.881 posti con 1.825 Comuni interessati e con più di 27 mila persone in accoglienza. Nel SIPROIMI potranno confluire i minori stranieri non accompagnati – in aggiunta ai 2.467 già ospitati – che oggi sono accolti, con molte difficoltà, innanzitutto dai Comuni (circa 8.860) e, in via residuale, nei centri di prima accoglienza FAMI (circa 326) o nei centri temporanei attivati dalle prefetture (circa 185).

Autore dell'articolo: Marcello Festa