DIA AL CENTRO DEL MERCATO, E IN ESTATE… –

Boulaye Dia cerca spazio nella sua nazionale dopo essere rimasto in panca nello scorso match e scalda i motori per il rush finale del girone di andata. Da qui a dicembre il senegalese avrà sei partite a disposizione per lasciare il segno. Servono i suoi gol alla Salernitana per alimentare le speranze di salvezza. Dia sa che se riuscirà a rimpinguare il suo bottino, il mercato sarà ancor più goloso dei suoi gol. E la clausola fissata dal presidente Iervolino con i manager dell’attaccante è un chiaro avviso ai naviganti: per Dia occorrono poco più di venti milioni entro il 16 gennaio. Dopo quella data, tutto potrà accadere. La scorsa estate il senegalese era stato ad un passo dal trasferimento in Premier League ben prima che scoppiasse il famoso caso di fine mercato. Il Wolverhampton, stando ad alcune indiscrezioni, era da tempo sulle tracce del calciatore che aveva anche ricevuto assicurazioni dalla società circa la sua cessione. A bloccare tutto sarebbe stata la difficoltà ad ingaggiare un sostituto all’altezza di Dia. Tra i calciatori graditi c’erano Petkovic e Boadu ma le società di appartenenza chiedevano un pagamento cash e senza dilazioni. L’affondo di fine mercato del club inglese, poi, è storia come tutte le conseguenze che ne sono derivate. L’estate è stata una stagione piena di casi spinosi, di rapporti difficili, di errori. In quel periodo dell’anno si costruiscono successi o insuccessi e la Salernitana, come dice la cronaca di questa stagione, sicuramente non ha sfruttato la off-season per gettare solide basi per il suo futuro. Non si tratta solo di scelte di mercato, ma anche di tanti altri aspetti. Ad esempio, oramai da settimane la Salernitana punta l’indice contro lo staff di Paulo Sousa per la annosa questione della preparazione atletica. Su questa scia si è inserito anche Inzaghi, ma abbiamo già detto come a Rivisondoli la rosa dei calciatori disponibili non fosse proprio al completo perché alcuni erano reduci da impegni internazionali, altri erano alle prese con precedenti o nuovi infortuni ed altri erano in attesa di nuova sistemazione. Visto che nella nota pubblicata dal club granata lo scorso venerdì, per dare conto dell’incontro con una parte della tifoseria, si è nuovamente fatto un preciso riferimento e si è sottolineato come le difficoltà incontrate da Inzaghi all’inizio della sua avventura sulla panca granata fossero da addebitarsi alla inadeguata preparazione fisica svolta in ritiro, il preparatore atletico dello staff di Sousa, lo spagnolo Luis Sala, approfittando della sua partecipazione ad un programma su youtube, ha risposto. “Come preparatore atletico mi sento sotto pressione soprattutto quando i miei calciatori sono interessati da frequenti infortuni muscolari. Non quando mi si critica perché corrono poco in campo, quello dipende da situazioni di gioco”. Poi la precisazione: “Il profilo di routine quotidiana che noi dello staff avevamo a Salerno era molto diverso da quello che abbiamo svolto in altri posti. Parlo ad esempio del protocollo di attivazione individuale del calciatore appena arrivato, il protocollo di attivazione del gruppo, il parlare molto con i calciatori, test individuali, protocolli per i calciatori provenienti da un infortunio e pronti per essere reintegrati nel gruppo e così via. Su tutto ciò abbiamo dovuto a poco a poco modificare i comportamenti professionali. Modellavamo un microciclo settimanale che ogni squadra di livello, a nostro giudizio, dovrebbe avere. In un club, anche di gran nome, è più importante la persona che lavora. La Salernitana non è un club con un grande blasone, ha da cambiare e rivedere molte cose. Abbiamo cercato di creare una routine da dare agli altri componenti dello staff. Una volta che abbiamo salvato la squadra, nel pre-campionato abbiamo iniziato a dire ‘questo si fa così, questo invece non si fa’ sulla base del nostro credo professionale. Perché non l’abbiamo fatto prima? Noi siamo uno staff di cinque persone, una famiglia. A Salerno ci siamo uniti a uno staff già presente sul luogo e il fatto di arrivare da un altro paese, con un diversa mentalità di lavoro, richiedeva cautela”. E proprio questo tentativo di introdurre nuove regole e consuetudini sarebbe stato l’inizio della fine. Sousa ed il suo staff avrebbero chiesto a tutti di cambiare le loro abitudini ed il loro approccio e la cosa a molti non sarebbe andata giù. Ecco perché il tecnico portoghese, quando il presidente Iervolino andò in visita alla squadra prima della partita col Torino, non solo si mostrò felice della cosa ma lo invitò ad essere sempre più presente per capire come stessero andando tante cose, anche in merito al lavoro che quotidianamente svolgono tutti i dipendenti del club. All’epoca quel passaggio fu forse sottovalutato da Iervolino. Un allenatore top allena non solo la squadra, ma tutti coloro i quali vi gravitano attorno. E a qualcuno, forse, proprio questo non andava a genio. Abbiamo rilevato diverse criticità nei vari settori in cui il club è strutturato. Settore giovanile, staff medico, amministrazione, biglietteria: c’è tanto da migliorare e c’è bisogno probabilmente di qualcuno che abbia polso fermo e carta bianca per mettere ordine prima di tutto a questi livelli. Non che il direttore sportivo De Sanctis non ci abbia provato, ma i suoi tentativi ad ora non sono andati del tutto a segno. Ecco perché la preparazione atletica non può che essere uno specchietto per le allodole. La realtà dice che la Salernitana non ha mai annunciato l’accordo con un main sponsor, anche se sulle maglie uno sponsor al centro delle stesse c’è; che non si è ancora proceduto ad aprire la curva nord per i tifosi locali; che il centro sportivo resta un progetto con una location ancora supposta e che per il momento si resterà al Mary Rosy dove si faranno lavori che non riguardano solo la parte strettamente sportiva. Un club che abbia voglia di crescere dovrebbe recepire queste come forme di critica costruttiva, visto che questa, è stato scritto nelle recenti note diffuse, è sempre gradita.

 

Autore dell'articolo: Nicola Roberto