EBOLI, CGIL CONTRO LO SGOMBERO EX APOF

Credevamo che dopo lo sgombero di San Nicola Varco non avremmo più assistito ad interventi di forza nei confronti dei migranti, e invece a distanza di cinque anni la storia si ripete. In un comunicato stampa la Cgil interviene sulla maxi operazione che alle prime luci dell’alba oggi ha visto le forze dell’ordine intervenire per sgomberare l’area dell’ex stabilimento Apof lungo la SS18 in località Taverna Nova di Eboli e trasformato da anni in un vero e proprio  ghetto per decine di extracomunitari. Circa una cinquantina gli immigrati rinvenuti annidati in baracche e rifugi di fortuna tra i resti di quello che una volta era l’opificio Mellone. Si tratta per lo più di magrebini irregolari. “Oggi, come allora, ripetiamo che azioni di questo tipo sono assolutamente inutili e non risolvono il problema del degrado- scrive il sindacato nel comunicato stampa- L’ex Appof è particolarmente pericolosa in quanto le baracche che ospitano i migranti sono ubicate sotto tettoie di amianto. Abbiamo anche coinvolto l’Amministrazione comunale di Eboli, e dopo una visita nel ghetto, nei mesi scorsi, si era convenuto di risolvere il problema cercando di trovare soluzioni alternative a quello stato di estremo degrado nel quale vivevano poco meno di un centinaio di migranti. L’intervento di oggi vanifica ogni tentativo di mettere in piedi politiche di accoglienza nei confronti di lavoratori agricoli che, è bene sottolineare, reggono sulle loro spalle e sullo sfruttamento delle loro braccia, una florida economia agricola. Gli sgomberi non risolvono alcun problema, adesso bisognerà capire dove dormiranno questa notte e nei prossimi giorni. Abbiamo parlato più volte con quei migranti, si tratta per lo più di braccianti magrebini che non riescono a lavorare tutto il mese e, con le misere paghe che percepiscono, non sono in grado di pagarsi il fitto di un appartamento, con un minimo di aiuto avremmo potuto pensare a strutture di accoglienza per questi lavoratori. E invece siamo qui a commentare un intervento che non comprendiamo e non condividiamo, i ghetti bisogna chiuderli, ma prima di farlo occorre individuare soluzioni alloggiative alternative.

Autore dell'articolo: Marcello Festa