ESONERO NICOLA: EPILOGO ANNUNCIATO DA GIUGNO –

Nessuno stupore e, dunque, nessun dolore. Lo sapevano tutti, per primi i protagonisti di questa vicenda quasi teatrale che la Salernitana ha messo in piedi, reggendola con qualche momento di difficoltà per la verità, per sei mesi. Da giugno scorso, infatti, Davide Nicola era come un equilibrista sospeso sul filo: un passo falso e sarebbe precipitato. La sconfitta di Bergamo è stata solo l’ultimo passo, quello fatale, l’inciampo clamoroso, fragoroso, di grande impatto scenico, tutto ciò di cui da tempo la proprietà era in cerca per poter giustificare un provvedimento che sarebbe stato legittimo anche mesi fa, se questo era l’orientamento. Perché chi paga, chi tira fuori i quattrini, insomma il presidente, è legittimato a prendere qualunque decisione purché nel bene della squadra e del club. Se la fiducia in Davide Nicola era venuta meno, allora era giusto porre fine a tempo debito al rapporto. Forse già all’indomani del burrascoso divorzio da Sabatini. E’ bastata una notte per esonerare il diesse del7% e della salvezza miracolosa, si sono attese diciotto giornate di campionato per esonerare un allenatore che era finito in un tunnel, logorato dai continui screzi con il diesse De Sanctis, e non più in grado di fare presa sul gruppo da cui ieri è stato palesemente scaricato. Tradito, anche. Il calcio è luogo senza sentimenti, i calciatori poche volte si distinguono per nobiltà d’animo e quello che è successo nelle ultime partite ed in particolare ieri a Bergamo ha certificato che, come sempre, sono loro a decidere i destini di un allenatore. Basta rivedere i gol subiti, specie quelli del primo tempo, per capire come ormai tra la squadra e Nicola ci fosse un totale cortocircuito. Le colpe? Paradossalmente in primis ricadono su Danilo Iervolino che ha profuso sforzi dal punto di vista economico, ma ha anche commesso l’errore di sbilanciarsi troppo con parole e proclami. Insomma, si è sbilanciato lui, si è sbilanciato molto Nicola con atteggiamenti tattici scriteriati, con interpretazioni delle partite completamente staccate dalla realtà e, soprattutto, senza avere gli interpreti adatti. Iervolino è il capofamiglia e deve assumersi le sue responsabilità, Nicola è stato esonerato, ma non tutte le colpe sono da imputarsi a lui. In queste ore colpisce il silenzio di Morgan De Sanctis che a Reggio Emilia, lo scorso ottobre, sentenziò in diretta l’esonero del tecnico, poi rientrato per intervento e mediazione delle tante anime di una società che manca ancora di esperienza. Dopo la disfatta di Monza, l’ennesima pezza a colori con tanto di comunicato. Si è perso solo tempo, perché Nicola era stato sfiduciato dal ds e dalla proprietà e non era più il leader del suo stesso gruppo. Lo si è capito anche alla ripresa del campionato e, del resto, anche i tempi biblici per ingaggiare un esterno, (a proposito, non sono passate inosservate la prestazione di Ruggeri ed il bel gol di Zortea, richiesto a gran voce da Nicola a dicembre, ndr), e quegli altri puntelli che avrebbero dovuto irrobustire una squadra che presenta troppi giovani senza personalità. In questo ci sono precise responsabilità di chi ha gestito il mercato, che ha puntato alla patrimonializzazione ma che, forse, ha perso di vista le esigenze dell’immediato. In campo vanno gli uomini, non i valori teorici di mercato. Bisogna saper scegliere gli uomini, saperci parlare quando serve, saper capire come farli amalgamare tra loro. E, quando serve, bisogna metterli dinanzi alle loro responsabilità, come hanno fatto con grande efficacia i tifosi con lo striscione esposto al Mary Rosy. “Vergognatevi tutti”. Sì, bisogna saper provare vergogna per l’umiliazione inflitta alla maglia, al nome della società, ai tifosi ed alla città. Bisogna scusarsi e cambiare registro da subito. Nicola resterà l’uomo della salvezza ed avrà sempre un posto speciale nel cuore di tutti. Il calcio, però, è un eterno presente ed alla fine c’è sempre un conto da pagare. Forse, Nicola non dovrebbe pagarlo da solo anche sulla scorta di quel “moriremo insieme” dell’estate scorsa. Iervolino ora deve fare il presidente e deve essere ancor più tifoso dei tifosi. Subito scelte drastiche, energiche e subito rinforzi di spessore perché sabato bisogna non solo onorare il derby, ma essere anche nelle condizioni di non partire battuti. I prezzi alti sono una mortificazione per i tifosi salernitani, almeno non ce ne siano altre anche sul lato sportivo. E’ una questione d’amore e d’onore. Di rispetto, in fin dei conti. Salerno sarà sempre grata a chi l’ha salvata, ma ora servono fatti concreti dopo le tante parole di questi mesi. Si possono spendere trenta milioni ed avere una classifica non soddisfacente? Sì, nel calcio purtroppo capita. Ecco perché ora bisogna aprire il cuore ed anche il portafoglio, proprio come fanno e faranno i tifosi che acquisteranno gli esosi tagliandi per la gara di sabato pomeriggio.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto