Il caso Salerno. Si è dovuto scomodare il segretario nazionale dell’ordine dei giornalisti, per fare chiarezza sui tanti episodi, incresciosi e illegittimi, che hanno scandito – nell’ultimo periodo – il lavoro dei giornalisti salernitani. Fatti diversi tra loro, di diversa gravità, ma che messi insieme hanno determinato un allarme. Dall’accredito negato in occasione dell’ultima gara casalinga della Salernitana, al sequestro del telefonino cellulare ad una giornalista che si rifiutava – legittimamente – di rivelare la sua fonte, per finire all’aggressione di due giornalisti da parte del loro editore nel corso di una riunione! Insomma se ne sono raccontate troppe in questi giorni per poter passare inosservate. Di qui l’intervento del segretario nazionale sollecitato dal presidente regionale dell’Ordine Ottavio Lucarelli. Troppo facile scaricare le colpe sui giornalisti, salvo poi invocarne l’intervento quando le cose non funzionano, troppo facile additare la stampa come il male, salvo poi farne ricorso per segnalare problemi e disfunzioni. Teoremi, prese di posizione di comodo ed una sola incontrovertibile verità: troppo spesso, infatti, si dimentica che quello del giornalista è un lavoro, non certamente un hobby, questo – ovvio – nella maggioranza dei casi, e che per questa ragione si deve e si impone rispetto così come per i dipendenti di un ente pubblico o gli operai di una fabbrica. Negare il sacrosanto diritto di cronaca, significa negare il diritto al lavoro e questo particolare spesso viene colpevolmente dimenticato. Tocca ad altri, all’utenza, allo spettatore o al lettore, il giudizio, tanto più che è garantita la pluralità di informazione e tutti possono liberamente scegliere se acquistare o meno quel quotidiano, seguire o meno quella trasmissione o quel tg. E se poi il giornalista scantona, prende un granchio, lede un diritto altrui, anche in questo caso non mancano gli strumenti di tutela. Ma che nessuno decida di farsi giustizia da solo, questo non può essere consentito.
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