IL CALCIO D’ESTATE TRA TAMPONI E VERDETTI

Ventidue anni fa ieri. Il dieci maggio ’98 la Salernitana di Delio Rossi conquistava la serie A, ormai in cassaforte da mesi. Serviva un punto, però, per l’aritmetica ed arrivò quel giorno in un Arechi vestito a festa ma listato a lutto per la tragedia di Sarno dei giorni precedenti. Fango ed acqua spazzarono via tante vite e così quella domenica attesa da tempo a Salerno fu una giornata di rigore e silenzio, con la squadra granata che si concesse un giro di campo prima di lasciare il prato su cui, partita dopo partita, aveva costruito quell’impresa. Ventidue anni dopo, maggio è di nuovo un mese diverso. Stavolta ci ha pensato un virus a seminare morte e lutti ovunque ed il calcio si è fermato, come, del resto, ha fatto tutta l’umanità in ogni sua funzione o quasi. Due mesi sono trascorsi dalla sera in cui il Presidente del Consiglio, Conte, annunciò la chiusura quasi totale, inaugurando l’era del lavoro da casa. Per oltre cinquanta giorni auto e mezzi pubblici hanno viaggiato a scartamento ridotto e le persone sono rimaste per lo più chiuse in casa. La voglia di ripartire ora pulsa forte ed anche il calcio, almeno per quanto riguarda le prime due categorie nazionali, non vuole più stare fermo. Dalla prossima settimana ci sarà via libera per gli allenamenti di gruppo nel pieno rispetto del protocollo sanitario. Ci si prepara a tornare in campo nella speranza di poter tornare anche negli stadi in un’estate calda ed a porte chiuse in cui ognuno tiferà dal divano di casa. Prima la massima serie, poi quella cadetta: fine giugno e poi luglio e, se servirà, anche agosto saranno i mesi di un nuovo campionato, inedito e a suo modo storico. La Salernitana tornerà ad allenarsi in gruppo non appena i calciatori saranno stati sottoposti ai tamponi e da quel momento riprenderà a lavorare sotto la guida di Ventura, aspettando il momento del nuovo inizio per provare a rendere quanto meno interessante un’estate sicuramente diversa da quelle a cui il mondo del calcio era abituato.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto